Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 24 Dicembre 2015
Muoiono insieme sul Pizzo Bernina
Alta Valmalenco: lei di Lecco, lui comasco: coppia perde la vita dopo volo di 150 metri - Partiti domenica, martedì l’allarme. I corpi ritrovati a 3.400 metri di quota nella zona del canalone Folatti - Erano in cordata, fatale forse una scivolata.
Sono morti insieme, dopo un volo di circa 150 metri, mentre si stavano arrampicando lungo il versante sud del Pizzo Bernina, procedendo in cordata. I due alpinisti - Marcella Bonfanti, impiegata lecchese di 43 anni, e Gian Angelo Franchina, operaio di 46 anni di Alzate Brianza, in provincia di Como - erano partiti domenica scorsa diretti in Valtellina per affrontare l’ascensione che avevano in programma lungo il canalone Folatti. Ma non hanno mai fatto rientro a casa e così, martedì mattina, i familiari preoccupati hanno dato allarme.
Le ricerche sono scattate poco dopo le 11. Sono stati mobilitati la centrale operativa del 118, gli uomini del Soccorso alpino, in particolare la stazione della Valmalenco della VII delegazione Valtellina-Valchiavenna, e gli uomini del Sagf della Guardia di finanza. Per cercare di facilitare le operazioni è stato fatto alzare in volo anche un elicottero che ha sorvolato a lungo il Pizzo Bernina, sia il versante sondriese che il versante svizzero della montagna.
E, allo stesso tempo, i carabinieri hanno perlustrato tutta la zona di Campo Moro, per vedere se riuscivano a localizzare l’auto sulla quale erano partiti i due alpinisti. La vettura è stata trovata in poco tempo dai militari e questo ha indirizzato le ricerche nella giusta direzione. Il mezzo, infatti, era vicino al punto in cui partono i sentieri e i percorsi per le diverse arrampicate che si possono fare nella zona. I due cadaveri sono stati trovati in tarda mattina dagli operatori e dai tecnici che erano sull’elicottero. Le operazioni di recupero, però, sin dal primo momento si sono rivelate particolarmente difficili e impegnative. I due corpi, infatti, si trovavano a circa 3.400 metri di quota, in una zona che non poteva essere raggiunta con l’elicottero. Di conseguenza i due sfortunati alpinisti non potevano essere recuperati per mezzo del verricello.
L’unica soluzione possibile, quindi, è stata quello di fare intervenire le squadre da terra di tecnici del Cnsas (Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico), trasportate in quota dall’elicottero.
I tecnici sono stati condotti quasi in cima al canalone, in una posizione di circa 300 metri più alta rispetto al punto in cui si trovavano i cadaveri dei due alpinisti precipitati. Per raggiungere i corpi, si sono poi dovuti calare verso il basso, in una zona particolarmente difficile e impegnativa, soggetta a scariche di ghiaccio, neve e pietre.
Hanno quindi trasferito i corpi più giù, fino alle pendici del canalone, dove l’elicottero ha potuto effettuare il recupero, con il supporto del tecnico di elisoccorso. Per i rilievi è intervenuta la squadra del Sagf della Guardia di finanza. L’intervento è terminato poco prima che sopraggiungesse il buio, dopo le 16,30.
I due corpi sono stati così trasportati all’ospedale di Sondrio a disposizione dell’autorità giudiziaria. In queste ore il sostituto procuratore di turno dovrà decidere se disporre o meno l’autopsia sui due cadaveri e se fare effettuare accertamenti tecnici sull’attrezzatura che i due alpinisti stavano usando per la loro arrampicata. Al momento, infatti, non è stato ancora possibile accertare quali siano state le cause che hanno provocato questa nuova tragedia sulle montagne della Valtellina. E non è escluso che oggi venga fatto un sopralluogo in quota.
Il canalone Folatti - sottolineano gli addetti ai lavori - è un percorso noto ai tanti appassionati della montagna, ma particolarmente impegnativo, soprattutto in questo periodo dell’anno, caratterizzato dalla presenza di neve e ghiaccio, con una forte escursione termica e la possibilità che si stacchino scariche di neve o di sassi. Non è quindi escluso che si sia staccata all’improvviso una piccola valanga. La via, infatti, termina con un saracco verticale (parete di ghiaccio instabile) molto insidioso e Bonfanti e Franchina sono finiti precipitando insieme (erano in cordata) incastrati fra le rocce e il nevaio A quanto si è appreso, sembra che i due alpinisti avessero comunque superato la parte più rischiosa della parete e che fossero dotati di tutta l’attrezzatura necessaria per questo genere di scalate.
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