Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 10 Gennaio 2021
Medici di famiglia,
obiettivo vaccino
Via libera forse già da febbraio, potrebbero coprire 2 milioni e mezzo di persone sul territorio regionale
Anche i medici di medicina generale potranno somministrare il vaccino anti Covid. Non sarà da domani, perché il meccanismo va affinato, ma si ipotizza un varo a partire da febbraio, massimo il mese di marzo prossimo.
«In base all’accordo integrativo regionale firmato venerdì mattina - sottolinea Marco Donnini, segretario provinciale Fimmg (Federazione dei medici di medicina generale) e medico a Tirano - si ipotizza di distribuire 5 milioni di dosi di vaccino ai medici di base della nostra regione, perché possano somministrarle a 2 milioni e mezzo di persone, considerato che, per ciascuno, necessitano due dosi, di cui una di richiamo. L’obiettivo è questo, per una campagna che dovrebbe concludersi entro il prossimo mese di ottobre e che ci vede, come sempre, a disposizione».
Anche se di un’attività impegnativa si tratta, perché la vaccinazione anti Covid richiede spazi e tempi di somministrazione diversi da quella antinfluenzale classica cui siamo abituati.
«Almeno mezz’ora di tempo per persona va previsto - chiarisce Marco Tam, segretario provinciale Fismu (Federazione italiana sindacato medici unitari) -, perché il vaccino, soprattutto quelli di cui dovrebbero rifornirci, Moderna e AstraZeneca (una volta validato), è di facile gestione rispetto al Pfizer, ma il problema non è la sua inoculazione. Il problema è tutta la burocrazia che ne consegue. Sette moduli occorre predisporre, in primis quello per il consenso informato. Poi c’è tutta la parte relativa alla storia clinica della persona, con continui passaggi burocratico-formali. Infine, occorre tenere in osservazione la persona vaccinata per alcuni minuti in un locale a parte, per cui, va da sé, che una certa organizzazione si impone».
Tant’è che nell’accordo integrativo siglato in Regione, anche dai sindacati Snami, di cui è presidente, in provincia, Claudio Trezzi, e Smi, è previsto che le vaccinazioni possano essere fatte anche fuori dagli studi medici e, anzi, soprattutto in strutture messe a disposizione, allo scopo, dall’Ats, dai Comuni, o da cooperative di medici.
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