«Lupi e pastori, convivenza impossibile»

In Italia il lupo ha raggiunto nell’arco di pochi decenni consistenze che lo pongono nello status cosiddetto «di “conservazione soddisfacente”, con una stima superiore ai 3.300 individui e densità in alcuni specifici contesti, dove è stata rilevata, di oltre dieci animali per 100 chilometri quadrati, tra le più alte mai documentate a livello internazionale».

È con dati oggettivi che, presentando il suo libro “Lupi & pastori - Una storia diversa”, Gaetano Riviello, ospite dell’associazione “Difesa rurale” presieduta da Francesca Traversi, ha tracciato a Berbenno venerdì sera una panoramica sul predatore, che, anche in Valtellina, sta creando problemi e mietendo vittime tra i capi di diversi alpeggiatori. Proprio sulla matrice scientifica, oltre che umanistica del testo, scritto a quattro mani da Riviello e dal filosofo e sociologo Iacopo Nappini, ha posto l’accento introducendo l’autore Traversi: «Questo è il primo libro documentato con dati e racconti di pastori intervistati sull’arco alpino da est a ovest - anche in provincia di Sondrio - e sugli Appennini da Riviello».

Un testo che quest’anno è stato consegnato, «insieme alle 4.000 firme raccolte in varie occasioni, pure in Valtellina, per la tutela degli ambienti rurali, al Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole, alimentari e forestali Patrizio Giacomo La Pietra al ministero a Roma» ha aggiunto Riviello, ricercatore all’università di Firenze, secondo il quale una convivenza lupo-pastori, così come è attualmente gestita in Italia, non è possibile. «Non è solo una questione ambientale, ma anche di grande rilevanza sociale» ha posto l’accento Traversi. Poiché, ha proseguito Riviello, «la biologia della conservazione è una cosa molto complicata, che incorpora tutta una serie di discipline, tra cui l’aspetto sociale, che in Italia viene totalmente ignorato». I problemi della conservazione, «sono sociali ed economici, oltre che politici». La biologia della conservazione «non è semplicemente far aumentare lupi o tritoni e dimenticarsi dell’uomo. La ricerca è facile. La conservazione no».

E nel nostro Paese «intervengono solo biologi per risolvere un problema, lo ribadisco, che è anche sociale, economico e politico, ed i risultati si vedono. Chi dice che può esserci coesistenza senza conflitto sbaglia, come sostiene Spartaco Gippoliti», che si occupa da decenni di tassonomia e conservazione dei mammiferi, con particolare interesse per l’interconnessione tra divulgazione e sensibilizzazione e le strategie di conservazione della biodiversità. In “Lupi & pastori” si «racconta una storia diversa, ossia le testimonianze di chi, pastore da noi intervistato, le predazioni le subisce o le ha subite» con numeri ragguardevoli. In Toscana, secondo l’ultima rilevazione del 2022 dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) illustrata da Riviello, «le predazioni dal 2015 al 2019 sono state 2.489, in Lombardia nello stesso arco temporale 31» a danni nella maggior parte dei casi di ovicaprini, mettendo a rischio la scomparsa di prodotti tipici caseari «e l’abbandono dei pascoli» ha rimarcato Traversi.

«In base ad uno studio di Coldiretti del 2021 con i pastori in ritirata - in Toscana - 33 tra pecorini, caciotte, stracchini e ricotte sono in pericolo» ha detto Riviello, che ha concluso: «Con questi numeri la convivenza lupo-pastori non è possibile. I “lupisti” dicono che il numero dei predatori non crescerà più e si autoregolerà. È falso. Lo dice il professor Marco Apollonio, massimo esperto di lupi in Italia. Il lupo basta che trovi da mangiare e dove nascondersi e non ha problemi. Basti dire, che ci sono lupi a sette chilometri per esempio dalla torre di Pisa». Per arginare il fenomeno, «basterebbe fare quello che fanno in tutta Europa, tranne che in Italia: applicare le normative, perché dove ci sono problemi di sopravvivenza degli animali allevati la legge dice che si può intervenire».

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