Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 12 Dicembre 2018
«Lo spray urticante non è un giocattolo»
Ma lo trovi ovunque
Parla l’ex comandante della polizia locale di Lecco: «Assurdo vedere questo strumento venduto online».
Portachiavi con strass a 10,90 euro, a forma di pistola a 39,90 (magari con cover militare), bomboletta con gettito direzionale e ricarica a 59,90. Tinta unita? Macché, c’è il modello “pink lady” e quello “azzurro Tiffany”. Per difendersi, sì, ma con un minimo di stile. Il ventaglio di spray urticanti in vendita online (e-commerce perfettamente regolare) la dice lunga sul grado di serietà con cui il mercato italiano prende il concetto di responsabilizzazione che invece, ad esempio, la polizia locale associa all’uso dei nebulizzatori al peperoncino. Non dimentichiamo che, a differenza di quanto si potrebbe distrattamente pensare, non si parla di prodotti illegali.
Una legge dello Stato del 2011 ne ha sostanzialmente liberalizzato la vendita, con vincoli peraltro piuttosto blandi. Lo spray urticante può essere acquistato da tutti i cittadini che abbiano almeno 16 anni, è obbligatorio che non siano presenti contenuti infiammabili o agenti chimici particolarmente aggressivi e che il prodotto sia in qualche modo accompagnato dalla scritta “irritante”. Niente, insomma, in confronto a quegli stati (Belgio, Danimarca, Gran Bretagna, Irlanda, Islanda, Norvegia, Olanda, Ungheria, Finlandia e Svezia) in cui il gas in questione è considerato nientemeno che un’arma. Persino i “pistoleri” a stelle e strisce lo consentono solo agli over 18. In Italia no, è consentito “solo se in forma di autodifesa”. A quel punto, improvvisamente, cessa di essere un’arma e diventa un oggetto vendibile ovunque. Ecco allora che, anche nel Sondriese, la vendita di spray al peperoncino non è più limitata alle armerie. Il prodotto in questione si trova senza patemi in alcune farmacie. Persino i listini online dei negozi di gadget per giovanissimi, accanto agli accessori per feste e i peluche, riportano appunto anche la presenza di spray anti aggressione. Del resto, con un minimo di fortuna, lo si può trovare anche in qualche tabaccheria professionale. n
Franco Morizio non è più comandante della polizia locale di Lecco. Lo è stato per sei anni e, proprio a metà del suo mandato, aveva chiesto e ottenuto (non senza fatica e una certa dose di critiche) che al regolamento del corpo locale venisse iscritto anche l’uso (e ovviamente le limitazioni del caso) di spray urticante e manette. Cinque anni dopo, dice, «l’esperimento va a gonfie vele, tanto da essere imitato da altri comuni. Nessun abuso, nessuna prevaricazione». Già, ma il mondo intorno è cambiato. E a testimoniarlo nel modo più tragico è stata la drammatica notte di Corinaldo. «Sette morti, una mamma e sei ragazzini. Mi si stringe il cuore, esprimo la mia vicinanza ai parenti delle vittime». Tutto questo perché «lo spray urticante - sentenzia - è un’arma». Le forze di polizia hanno svolto corsi specialistici prima di poterla portare con loro. Da un lato, per essere in grado di valutare realmente la portata dell’offesa; dall’altro, banalmente, per essere in grado di decontaminare l’eventuale vittima. Non solo, il possesso di spray è registrato ufficialmente ed è comunque individuato un responsabile ad hoc all’interno del corpo di polizia».
Insomma, mille (legittime) regole e limitazioni. Tutto quello che di fatto non esiste per il cittadino qualunque, che può comprarlo e usarlo a proprio piacimento. «È demoralizzante vedere questo strumento pubblicizzato e venduto online come fosse un giocattolo. E pensare che gli agenti hanno svolto corsi specifici per poterli usare. Lo darei mai in mano a mia figlia? Solo se dimostra di essere capace e consapevole di quello che può fare. Vedete, è sempre quello il discorso: responsabilizzazione. Dove non c’è, capitano disgrazie».
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