Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 30 Ottobre 2018
Lena, la maestra aperta al mondo
Presentato sabato a Sondrio il libro che racconta la vita della nota insegnante di Sant’Anna . «Uno scricciolo di donna, ma piena di energie» che a 70 anni ha accolto in casa Fides, bimba burundese.
Ha senso raccontare la storia di una maestra che ha vissuto l’intero Novecento dalla nascita avvenuta nel 1905 alla morte nel 2001. E lo ha fatto in una comunità di montagna? Prima di scrivere il libro Mariangela Cederna se lo è domandato e, sabato scorso, ha ripetuto la domanda in un’affollatissima sala Besta della Banca popolare di Sondrio, tanto piena che molte persone sono dovute restare in piedi. Pronta la risposta: il senso ce l’ha, eccome. «Ho conosciuto Lena, uno scricciolo di donna, piccola, esile, ma piena di energie - ha detto Cederna -. Tutti mi hanno raccontato della forza morale di questa donna tenace e determinata che, dopo 45 anni di insegnamento, a 70 anni decide di accogliere Fides, bambina di 12 anni burundese diventata cittadina italiana grazie a lei. Lena era una persona autorevole e, diciamo pure, anche autoritaria. Qualche scappellotto ai suoi studenti l’ha pure dato. Lei aveva quell’autorità che deriva dal latino “augere”, cioè crescere. È una donna che ha generato umanità. Ecco che questo libro ha un grande senso per noi, per me e per Fides che l’ha fortemente voluto».
Ed ha un senso per le tantissime persone che hanno conosciuto Lena come collega, come maestra, come amica. Alla presentazione del libro - intolato “Lena, uri Umuvyeri. Sguardi sulla vita e sul mondo della maestra Lena Marzi di Sant’ Anna” edito dall’associazione “Dukorere hamwe - lavoriamo insieme” - il sociologo Aldo Bonomi ha evidenziato il valore di quanto contenuto nel testo a ricostruire la storia e la Storia. «Il libro si mette in mezzo ad un’epoca interrogante, dove la Storia costruisce faglie, ovvero momenti di rottura, mentre le piccole storie costruiscono soglie, cioè momenti di incontro - ha affermato -. C’è bisogno di soglie, di affettività operosa e non di faglie, di rancori e paure che separano. Se si leggono attentamente le pagine, troviamo una storia di microcosmi che rimandano ai salti d’epoca della Storia».
Il sociologo, scorrendo il libro, ha ricordato gli studi della maestra Lena, la sua gioventù, la vita in montagna. «Come ci manca la maestra condotta, in quell’epoca in cui maestra e medico erano il punto di riferimento della comunità», ha esclamato. Si arriva poi alla Storia che viene descritta da Cederna «in maniera laica e senza ideologia». L’autrice spiega come, «quando viene avanti la grande Storia, può succedere la fascistizzazione della vita quotidiana». Lo si legge in un passaggio del volume: «Chi ti ha dato la minestra oggi?», domanda la maestra. «La Maria», risponde l’ignara scolara, alludendo alla donna addetta alla refezione. «No» , e giù un ceffone, «te l’ha data il Duce».
Seguono gli anni della rinascita della democrazia che ricostruisce il tessuto connettivo. «La comunità di cura non è solo volontariato e buoni sentimenti, significa fare bene il lavoro che produce inclusione - ha proseguito Bonomi -. Per cui è inevitabile che chi è dentro in questa comunità, come Lena, non possa che prendersi cura di Fides. Lena era rimasta affascinata dalla Libia dove non era riuscita ad andare perché era scoppiata la guerra. Nel percorso di rielaborazione del colonialismo riscopre la nuova geografia del Burundi».
Infine il messaggio conclusivo che la storia di Lena e di Fides possono insegnare alla Storia di questi giorni: «Soltanto mettendo insieme comunità di cura e comunità operosa si riuscirà ad attraversare questa faglia della Storia dove si pensa che l’identità stia solo nel soggetto - ha detto Bonomi -. Se così fosse Lena e Fides non si sarebbero incontrate. Le vite minuscole insegnano che l’identità sta nella relazione e che dobbiamo costruire soglie».
© RIPRODUZIONE RISERVATA