
Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 18 Aprile 2025
Le celebrazioni a Sondrio. Don Bricola: «Gesù si dona come cibo per il mondo».
Questa sera la Via Crucis cittadina
Sondrio
Tre verbi su cui meditare a fondo nel cammino che porta alla Pasqua. Prendere, spezzare e donare: da qui ieri sera è partito l’arciprete di Sondrio, don Christian Bricola, nell’omelia della messa “nella Cena del Signore” ieri sera a Sondrio. Decisamente gremita la Collegiata per la prima celebrazione del solenne Triduo pasquale che condurrà i fedeli a celebrare - nella gioia - la risurrezione di Cristo. Non prima, però, di aver meditato il mistero della passione e della morte del Salvatore, cui è dedicato proprio questo giorno, il Venerdì Santo.
Tornando alla messa di ieri sera, don Bricola - che ha concelebrato assieme a monsignor Valerio Modenesi, arciprete emerito del capoluogo - ha invitato i tanti fedeli a soffermarsi sui gesti di Gesù nell’Ultima Cena. «“Prese il pane, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli”: nel Giovedì Santo - ha detto Cristo unisce questi gesti alla sua stessa vita. È lui quel pane che viene spezzato, ma anche deriso e ammazzato. È lui che si dona come cibo per il mondo». Da qui l’invito «a vivere di Eucarestia, a fare in modo che diventi il nostro stile di vita e che illumini il nostro modo di essere. Non basta andare a messa: noi dobbiamo vivere la messa», ha detto don Christian. E così quel “prendere il pane” diventa attuale ancora oggi. «Siamo noi il pane: lasciamo che sia Dio a prenderci, a condurci nella nostra vita. Per farlo, dobbiamo imparare a mollare la presa, a essere meno rigidi». In altre parole, «dobbiamo fidarci di più di Dio: tante volte lo vediamo come una minaccia che incombe, invece l’Eucarestia ci spinge a riscoprire la bellezza della via della fiducia».
Non è tutto. «Nel momento in cui il Signore ci prende, ecco che ci spezza». Il secondo verbo, insomma. «Dio vuol darci un’altra forma per renderci uomini e donne diversi. Ossia migliori. Il Signore vuole spezzare le nostre idee, tante volte non evangeliche e intrise di logica fin troppo mondana: lui desidera che la nostra vita prenda un’altra strada», sempre nelle parole dell’arciprete. «Solamente così - ecco l’ultimo passaggio, con il terzo verbo - lui potrà donarci agli altri. Solo così potremo diventare a nostra volta un dono per chi cammina con noi, nelle nostre famiglie, nella nostra comunità. Sì, un dono e non un peso: siamo chiamati a portare gioia agli altri, a fare qualcosa di bello».
Una prospettiva decisamente ricca di senso, illuminata ancor più dal ricordo «di quelle persone - e ci sono - che, nella nostra vita, sono state e sono un dono: pensiamo a loro come un regalo di Dio nel momento giusto al posto giusto», ha ancora aggiunto don Bricola. «Allora, in questo Giovedì Santo, chiediamo al Signore non solo di aiutarci a celebrare bene l’Eucarestia, ma soprattutto di farci comprendere l’importanza di vivere l’Eucarestia. E così potremo davvero fare della nostra vita un dono per gli altri, un dono per il mondo». Ad animare la messa, come sempre accade nelle principali celebrazioni, le voci della corale “Beato Nicolò Rusca”, dirette da Caterina Borinelli e ieri accompagnate all’organo da Matteo Baruffi.
Fin dall’accoglienza degli oli santi benedetti dal vescovo la mattina in Duomo a Como, i loro canti hanno accompagnato i diversi riti della messa “nella Cena del Signore”, memoria dell’istituzione dell’Eucaristia, del sacerdozio ministeriale e della consegna del comandamento dell’amore fraterno. Quest’ultimo aspetto è stato concretizzato, in particolare, con la lavanda dei piedi: l’arciprete, cingendosi i fianchi con i grembiuli, riprendendo il gesto di Gesù con i suoi discepoli, ha lavato i piedi a quattro bambini che saranno battezzati la domenica della Divina Misericordia, il prossimo 27 aprile.
Oggi, Venerdì Santo, in Collegiata alle 18 don Bricola presiederà la solenne azione liturgica, caratterizzata dalla lettura della Passione secondo Giovanni e dall’adorazione della croce. Alle 21, sempre dalla chiesa di piazza Campello, partirà la processione cittadina con il simulacro del Cristo morto.
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