Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 25 Luglio 2018
«L’Asst ha finito i soldi, a casa il personale
a tempo determinato»
A lanciare l’allarme sono Cgil, Cisl, Uil e le rsu. Sotto accusa le “soluzioni” per la carenza di organico. «Sarebbe servita una più attenta gestione delle risorse».
«I soldi sono finiti: resta a casa il personale a tempo determinato». Ecco l’allarme lanciato da Cgil, Cisl e Uil, insieme alle rsu, sulla situazione degli ospedali valtellinesi. Una denuncia che segue di pochi giorni quella relativa alle condizioni dei presidi, da Sondalo a Chiavenna, sui quali sono state espresse enormi preoccupazioni. Secondo i sindacati stiamo parlando di circa una trentina di persone che si troveranno a casa entro la fine di agosto, mentre potrebbero essere più di 70 - se non cambierà nulla - entro la fine dell’anno.
Secondo i sindacati si tratta di medici, infermieri, tecnici e amministrativi «che forniscono un supporto fondamentale per sopperire all’ormai cronica mancanza di personale nei rispettivi uffici e nello svolgimento dei servizi». Da anni Cgil, Cisl e Uil, insieme alle rsu aziendali lamentano un problema di carenza di organico, soprattutto infermieristico, «che Asst ha sempre tentato di minimizzare e di risolvere facendo ricorso a straordinari programmati e a salti turno che non portano a un aumento di spesa di bilancio». Le responsabilità, a detta dei sindacalisti, sono chiarissime.
«Questo genialoide e acuto stratagemma ha permesso ad Asst un risparmio di oltre 1.000.000 di euro sulla spesa del personale, facendo guadagnare alla direzione il plauso di Regione Lombardia per “l’oculata manovra” che nei fatti è però ricaduta sui lavoratori, con tutte le sue conseguenze negative e il peso di ore ed ore sui turni aggiuntivi». Ma non solo. «Oltre al danno si è puntualmente aggiunta anche la beffa, poiché nella definizione dei budget 2018 Regione Lombardia ha deciso di tagliare rispetto allo speso del 2017. L’iniziale somma risparmiata è stata storicizzata e con l’ulteriore nuovo taglio la reale situazione è ormai emersa: a fine giugno i soldi sono finiti».
«A questa situazione si aggiungono gli impegni di spesa che Asst, pur consapevole della propria condizione, ha comunque continuato ad assumere senza però considerare l’opportuna copertura dei costi per il rinnovo del personale a tempo determinato.». Certamente, secondo le organizzazioni confederali, le regole del sistema non aiutano, perché mancano infatti le particolari attenzioni alla sanità di montagna «che da tempo esigiamo, ma è certo che una più attenta gestione delle risorse avrebbe potuto salvare la situazione».
Ad oggi, secondo il punto di vista sindacale, l’unica speranza è legata a un ulteriore finanziamento che Regione Lombardia potrebbe dare entro la fine di settembre 2018. «Ma come arriveremo a questa data? Saltando le ferie, aumentando lo straordinario? Diminuendo i posti letto o le sedute di sala operatoria? Accorpando dei reparti? A queste lecite domande, esplicitamente poste alla dirigenza di Asst, ci è stato risposto che non è previsto nulla di tutto ciò. Purtroppo però la nostra esperienza ci porta ad essere diffidenti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA