La nuova caserma intitolata al finanziere Dario Cinus

C’è stato spazio anche per la commozione ed il ricordo in sede di inaugurazione della rinnovata e ampliata caserma Valtellina della Guardia di Finanza di Sondrio, quando si è proceduto alla sua intitolazione.

«Porto il saluto del Governo e mio personale ai famigliari del finanziere cinofilo Dario Cinus, insignito della medaglia d’argento al valor civile, qui è intitolata questa caserma, e ai famigliari dell’appuntato Luca Piani e dei finanzieri Simone Giacomelli e Alessandro Pozzi, specialisti del Soccorso alpino della Guardia di Finanza che hanno perso la vita lo scorso maggio su queste montagne nell’adempimento del dovere. Tutti dobbiamo onorare la loro memoria, la memoria dei servitori dello Stato che non devono essere dimenticati. Loro sono qui, con noi e i loro famigliari a dimostrazione dell’indissolubile legame fra il Corpo e i finanzieri».

Parole che sono arrivate al cuore di tutti i presenti, i famigliari dei tre finanzieri caduti in Valmasino e la signora Adalgisa Cinus, sorella di Dario e madrina della cerimonia. Seduta vicino al vicario episcopale della diocesi di Como, monsignor Andrea Salandi, Adalgisa, dopo la cerimonia dell’alzabandiera e la lettura della preghiera del finanziere, è stata invitata a seguire il generale De Gennaro, il colonnello Cavallaro, il prefetto Roberto Bolognesi, il ministro Giorgetti, e il sindaco di Sondrio, Marco Scaramellini, all’ingresso della caserma per scoprire la targa commemorativa in ricordo del fratello Dario, morto nella notte del 29 agosto 1966 a Passerella di Tirano, al confine italo-svizzero, mentre era in servizio di perlustrazione per la repressione del contrabbando.

Aveva intercettato un contrabbandiere caduto in un dirupo e, nel tentativo di salvarlo, ha perso la vita lui stesso.

«Mi rivolgo a voi finanzieri qui presenti - le parole del colonnello Cavallaro - perché l’eroico gesto del finanziere Cinus assurga a fulgido esempio e rappresenti la via da seguire per fronteggiare le sfide che ci attendono imponendoci di mantenere nel tempo il medesimo, incondizionato, rigore morale».

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