Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 29 Gennaio 2019
«La morte di Mattia Mingarelli? Per me è stato un incidente»
Il gestore del rifugio “Ai Barchi” ospite della trasmissione“Quarto Grado”
«Che idea mi sono fatto della morte di Mattia? Secondo me si è trattato di un incidente di montagna. Come mai si è “infilato” in quel punto del bosco? Perché se è andato in quella direzione probabilmente conosceva già quel sentiero, un tracciato che neppure io, che sono di qui, avevo mai visto. Come mi è sembrato Mattia quel giorno? Era assolutamente tranquillo».
Giorgio Del Zoppo, ospite degli studi della trasmissione “Quarto Grado” condotta da Gianluigi Nuzzi, è tornato a parlare della misteriosa fine di Mattia Mingarelli, il trentenne di Albavilla scomparso il 7 dicembre e ritrovato senza vita la Vigilia di Natale a Chiesa in Valmalenco. E se per il gestore del rifugio “Ai Barchi”, ultima persona ad aver visto in vita il rappresentante di commercio, con il quale ha bevuto due bicchieri di vino e condiviso un tagliere di prosciutto crudo, si è trattata da una morte accidentale, non la pensano così gli amici del comasco, secondo i quali ci sono troppe ombre dietro questo intricato giallo. Anche alle telecamere di Rete 4, Del Zoppo ha confermato la sua versione dei fatti. «Mattia quel giorno è venuto da me per chiedermi se avevo disponibilità di una camera per Capodanno. Abbiamo parlato di una probabile serata di festa nel mio rifugio dove lui con alcuni amici sarebbe stato da me… Abbiamo chiacchierato del più e del meno», ha spiegato il “Gufo”, come viene chiamato.
Alla domanda se conoscesse prima di allora il giovane, il titolare del rifugio ha così risposto: «Lo avevo visto solamente una volta due anni fa, una sera che era venuto a cena al rifugio». Sul ritrovamento del cellulare del trentenne, Del Zoppo ha detto: «L’idea di rubare il cellulare devo dire che mi ha sfiorato, ma è subito svanita quando, facendo mente locale, ho capito che poteva essere solo suo». Nuzzi ha poi chiesto all’uomo se, quella sera, Mattia gli avesse confermato l’intenzione di andare al “Sasso Nero”, un altro rifugio compatibile con il tragitto dove è stato ritrovato il cadavere. «Non è che lui mi ha detto quella sera che sarebbe andato al Sasso Nero - ha chiarito -, mi ha detto che ci sarebbe andato in seguito a chiedere anche lì camere per Capodanno, ma non specificamente quella sera».
Del Zoppo ha anche confermato di aver visto, nella notte, Dante, il cane di Mingarelli e la mattina seguente del vomito davanti alla struttura. «Quella sera ho lasciato la porta aperta per il mio cane, Victor, come faccio solitamente. Di notte, verso l’una, apro gli occhi e vedo due cani: il mio e quello di Mattia nella mia camera», affermando poi di aver lasciato fuori il rifugio il cane del trentenne. E qui Del Zoppo ha fatto una riflessione: «Forse la presenza del cane di Mattia, Dante, avrebbe dovuto mettermi in allarme. Avrei magari potuto interpretarla come una richiesta d’aiuto». Guardando avanti, ora si è in attesa dei risultati dell’autopsia e degli esami tossicologici sul corpo del giovane. La sua famiglia, intanto, ha nominato un consulente di parte.
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