Individuato e denunciato a piede libero
il truffatore seriale degli hotel di lusso
che ha colpito anche in Valtellina

Riconosciuto dal direttore del Padel Resort di Como, Alfonso Fabrizio Russo, 46 anni originario di Napoli, dovrà ora rispondere di insolvenze che hanno interessato anche alberghi della provincia di Sondrio

È entrato in un prestigioso hotel di Como, il Padel Resort di via Pasquale Paoli, dicendo di essere in città per lavoro, rappresentante di un noto marchio di abbigliamento sportivo. Ha chiesto una camera per una notte, dicendo però di aver dimenticato i documenti e di rimediare con l’invio di una mail riportante tutti i dati per la registrazione. Il direttore del resort, tuttavia, venuto a sapere della situazione, ha voluto vedere le telecamere di sicurezza scrutando bene il volto dell’uomo. Ed immediatamente gli è tornata in mente una trasmissione televisiva dove lo stesso soggetto era indicato come seriale nel non pagare gli alloggi e andarsene lasciando conti aperti. Pochi attimi dopo, grazie proprio alla bravura e allo scrupolo del direttore dell’hotel, la questione era già sul tavolo della squadra Mobile che con una indagine lampo, condotta nella giornata di giovedì, ha denunciato a piede libero Alfonso Fabrizio Russo, 46 anni originario di Napoli, con l’ipotesi di reato di insolvenza fraudolenta e sostituzione di persona.

La cosa curiosa è che l’uomo nei mesi scorsi si era anche fatto intervistare da una trasmissione Rai, “La vita in diretta”, spiegando alcune modalità di azione poi ripetute anche a Como (e anche in provincia di Sondrio, come scriviamo qui sotto), ossia il presentarsi alla reception dicendo di essere in città per motivi lavorativi, fornendo nomi sbagliati oppure fingendo di non avere documenti al seguito, per poi allontanarsi senza pagare il conto. «Non sono furbo – diceva al giornalista –. Al massimo ho fatto qualche leggerezza. Le leggerezze sono simili alle furberie, ma sono fatte in buona fede».

Ed è forse in buona fede che in via Paoli, sospettando di essere stato scoperto, l’uomo ha chiesto di prolungare la permanenza nella struttura per altri tre giorni rispetto al solo indicato all’inizio, questo (ritengono gli agenti della questura) con l’obiettivo di non destare sospetti al momento dell’allontanamento in macchina che era già previsto, dato che la vettura era già stata caricata di tutti i bagagli. L’uomo è stato però prima fermato dagli agenti della Mobile, poi condotto in Questura e identificato. La notizia dell’operazione è stata data proprio dalla Questura.

Quando gli uomini della Mobile sono intervenuti, il sospettato era ancora nei pressi dell’hotel ma già a bordo dell’auto. Ha cosi tentato di risolvere la questione saldando il prezzo della stanza con un bonifico istantaneo, senza però riuscirsi. Il quarantaseienne è stato colpito da un foglio di via obbligatorio da Como della durata di 3 anni, firmato dal questore Marco Calì. Da quanto scrivono i giornali dell’Alto Adige, ne avrebbe altri 32 in altrettanti comuni della provincia di Bolzano

Una dinamica simile è accaduta anche in Valtellina pochi giorni fa. Il truffatore seriale ha prenotato una camera deluxe per tre notti all’hotel a quattro stelle Tremoggia di Chiesa in Valmalenco spacciandosi per un manager della Piquadro, la nota azienda di pelletteria di qualità.

«Ha fatto il check in online - aveva raccontato Martina Scherini, che con il marito gestisce l’albergo di famiglia - inserendo dunque i dati dei documenti direttamente nel nostro sistema. E poi ha telefonato un sacco di volte facendo domande e promettendo regali per le receptionist. Una cosa che già suonava male». Tra le richieste anche quella relativa agli orari del pranzo. «Gli abbiamo detto che la cucina è sempre aperta e quindi è arrivato domenica verso le 13,30. Senza bagagli».

Alfonso Fabrizio Russo è stato accolto alla reception e accompagnato in camera. «Nel tragitto, in corridoio, abbiamo incrociato una nostra cameriera che, appena l’ha avuto davanti, ci ha fatto segno che doveva dirci una cosa». La donna lo aveva visto in un servizio televisivo e l’ha riconosciuto subito. «Ci ha detto che era il truffatore degli hotel di lusso - aveva aggiunto Martina -. A quel punto ci siamo messi a cercare online». Nel frattempo, l’uomo si è accomodato al tavolo del ristorante.

«A quel punto mia suocera è andata dai carabinieri con i dati che ci aveva fornito online e loro ci hanno suggerito di chiedergli il documento fisico». Appena l’uomo ha finito di mangiare, accampando la scusa che i dati del check online non si erano registrati correttamente nel sistema, Martina gli spiegato che aveva bisogno del documento fisico, della carta di credito. L’uomo con la scusa di andare a prenderla in auto se l’è data a gambe. «A quel punto abbiamo scritto sulle varie chat degli operatori della Valmalenco e di Federalberghi per allertare i colleghi. Ci ha chiamato un altro albergatore della zona di Sondrio poco dopo dicendo che aveva ricevuto la prenotazione di un manager di Piquadro (stesso nome ma altro cognome) per quattro notti a partire da domenica». Dal collega sondriese l’uomo non si è mai presentato, «ma sicuramente sarà andato a dormire dove non gli hanno chiesto la carta di credito a garanzia».

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