
Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 03 Luglio 2016
In Valmalenco un larice millenario
«È tra gli alberi più vecchi d’Europa»
I ricercatori dell’università di Pavia che lo hanno studiato lo datano nel 1007. Per valorizzarlo è stato realizzato un sentiero che conduce ai suoi piedi e un opuscolo.
Agli innumerevoli sentieri della Valmalenco, di bassa, media ed alta quota, ora, se ne aggiunge un ennesimo, forse unico al mondo, quello del “larice millenario”.
Ebbene sì, a trenta minuti di cammino dai rifugi Gerli e Porro, in alpe Ventina, 200 metri sopra i medesimi, si può ammirare l’albero più vecchio d’Italia e tra i più vecchi di tutta Europa.
Si tratta di un larice, in vita, secondo gli studiosi, dal 1007, ma forse anche da qualche decennio prima, capace, quindi, di superare condizioni climatiche a tratti anche molto sfavorevoli.
Scoperto alcuni anni fa, il larice e la zona in cui si trova, sono stati sottoposti a studi da parte dei ricercatori delle Università di Pavia, Padova e Torino, intenzionati a risalire alle sue origini utilizzando il “Succhiello di Pressler”, strumento utile ad analizzare gli stadi di vita di un albero.
Un tema affascinante, si intuisce, che rimanda ad una riflessione più generale sulla vita e sul trascorrere del tempo, esperienza che, da quest’anno, col contributo della Comunità Montana Valtellina di Sondrio, del dipartimento territorio e sistemi agro forestali dell’Università di Padova, e del Cai Valmalenco, è stato possibile rendere fruibile al grande pubblico realizzando anche un opuscolo informativo in distribuzione negli uffici del Consorzio turistico Sondrio e Valmalenco e leggibile sul sito internet del medesimo. Al pari, all’imbocco del “sentiero del larice millenario” è stato posto un pannello esplicativo che narra la storia della sua scoperta e della sua analisi.
Interessante e anche simpatico l’accostamento della datazione dell’albero e dei suoi anelli a episodi epocali dal punto di vista storico. Ad esempio, si indugia sul fatto che il larice millenario era già in vita da alcuni decenni quando si è avuto lo scisma d’Oriente, nel 1054, e, parimenti, era già grandicello, all’epoca dell’invenzione della stampa a caratteri mobili, nel 1454, e un poco più cresciuto all’epoca della scoperta dell’America, nel 1492, all’epoca del sacco di Roma, nel 1527, e della battaglia di Lepanto, nel 1571. Bello “tonico” si presentava, poi, al cospetto della Rivoluzione Francese, nel 1789, e, poi, ancora, nel 1815, in corrispondenza dell’eruzione del vulcano Tambora e, nel 1861, in occasione dell’Unità d’Italia. Poco dissimile da come si presenta ora, era, infine, nel 1969, anno della prima passeggiata dell’uomo sulla Luna.
Interessante è anche capire come i ricercatori sono risaliti alla storia del larice, servendosi del succhiello di Pressler, una specia di punta da trapano cava che, azionata a mano, permette di prelevare delle piccole carote di legno dal tronco. Dei carotaggi, quindi, grazie ai quali si leggono gli anelli della pianta.
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