In tantissimi per l’ultimo saluto all’alpino Dario Bormolini

Bormolini, 74 anni, era capogruppo degli alpini di Albosaggia. È scomparso venerdì a causa di una malattia lasciando nel dolore la comunità intera

Un dolore composto e profondo oggi nella chiesa di Santa Caterina. Troppo piccola per la moltitudine di persone che hanno voluto dare l’ultimo saluto a Dario Bormolini, 74 anni, capogruppo degli alpini di Albosaggia scomparso venerdì a causa di una malattia.

In un abbraccio corale si sono strette attorno ai suoi cari: alla moglie Eva, ai figli Paola e Marco con le loro famiglie, agli adorati nipoti, ai parenti. Lacrime, tristezza e commozione, smarrimento e solitudine tra la gente, tra le penne nere di tutta la provincia, tra i volontari di protezione civile. Nella consapevolezza però che quel seme germoglierà. Crescerà con la forza e la fede che gli ha saputo imprimere Bormolini con il suo esempio.

«Caro papà, con le dovute proporzioni, credo che la figura del beato don Gnocchi rappresenti appieno la sintesi della tua personalità: fede, alpini e carità» le parole del figlio Marco al termine del rito funebre concelebrato dal parroco del paese don Francesco Abbiati, da don Battista Galli, che per Bormolini era come un fratello, e da don Lorenzo Salinetti dell’Operazione Matogrosso.

«Tanti valori ci hai trasmesso» ha proseguito Marco, ringraziando a nome della famiglia «per la straordinaria manifestazione di affetto ricevuta. Anche in questi ultimi anni ci hai insegnato molto», durante la malattia. «Ci hai insegnato ad andare avanti, a non aver paura. Mai un lamento, mai una richiesta di aiuto. Non so dove trovassi tutta quella forza. Sicuramente la fede ti ha supportato. Un paese ci vuole. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti».

Quel paese, Albosaggia, che Bormolini ha sempre portato nel cuore. Lo ha detto don Abbiati nell’omelia ricordando il primo incontro con Bormolini, dal 1980 fabbriciere, decano, come amava definirsi lui, del consiglio pastorale: «Non appena trapelata la notizia della mia nomina a parroco mi ha voluto incontrare. Era il primo segnale del suo amore, forse della sua preoccupazione per la sorte di questa comunità. La richiesta che trovasse posto nel mio cuore lo stesso suo amore per la sua comunità».

«Ci sentiamo un po’ più soli - è intervenuto un rappresentante della comunità parrocchiale -, ma noi giovani cercheremo di proseguire sulle orme del tuo esempio rendendoti orgoglio».

«Dario è stato un esempio luminoso di ciò che significa essere alpino, un alpino speciale - le parole di Gianfranco Giambelli, presidente della sezione Ana valtellinese -: profondo senso di servizio, di dedizione, amore, solidarietà e coraggio. Ricorderemo sempre il suo esempio: cosa significa vivere con onore, con cuore aperto, spirito indomabile e grande amore per la sua Albosaggia».

Altrettanto commosso il sindaco Graziano Murada: «A nome di tutta la comunità un grazie immenso per quello che hai seminato nel paese. Cercheremo di farci forza, di proseguire il cammino che ci hai indicato. Non sarà facile. Perché nulla sarà come prima. Ma non lasceremo nulla di intentato per non deluderti. Con la giunta e con il consenso dei tuoi famigliari faremo di tutto affinché il tuo nome rimanga scolpito nella memoria futura. Per raccontare alle prossime generazioni chi era il Dario degli alpini. Ora vai sereno a fondare un gruppo alpino nelle montagne del Paradiso, abbracciami il papà. Riposa in pace uomo e alpino dal cuore grande».

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