Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 22 Marzo 2021
Impianti sci, la protesta
«I criteri per gli aiuti
penalizzano i più piccoli»
Impiantisti contrari all’idea di parametrare i sostegni riferendosi alle presenze turistiche del 2019
Hanno fatto un balzo sulle sedie, ieri mattina, gli impiantisti di casa nostra quando hanno appreso le modalità di distribuzione delle provvidenze previste per i comprensori sciistici di tutta Italia, 490 milioni di euro, così come formulate nell’articolo 2 del Decreto Sostegni.
Che si rifà ad una ripartizione «sulla base delle presenze turistiche registrate nell’anno 2019 - è scritto - nei Comuni classificati dall’Istat nelle categorie turistiche E “Comuni con vocazione montana” e H “Comuni a vocazione montana e con vocazione culturale, storica, artistica e paesaggistica” appartenenti a comprensori sciistici».
Una formulazione sortita dall’ultimo Consiglio dei ministri, diversa da quella originaria e sposata dalle associazioni di categoria degli impiantisti, sia Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari), rappresentativa della maggior parte degli operatori del settore, sia Federfuni, rappresentante il 30% degli impiantisti, soprattutto quelli di medio-piccole dimensioni, fatto salvo il caso della provincia di Sondrio che ne annovera uno grosso, come la Società impianti Bormio.
Per gli impiantisti di entrambe le associazioni, parametrare provvidenze così significative, importanti e attese, sulle presenze turistiche significa vanificare la portata della misura stessa. Così come bocciato in toto anche il ricorso ai Comuni di appartenenza dei comprensori per la distribuzione delle provvidenze, aspetto pure previsto nel Decreto Sostegno.
«Noi, come Anef, plaudiamo all’introduzione della misura di sostegno - commenta Massimo Fossati, presidente di Anef Lombardia, e ad della società Imprese turistiche Barziesi, nel comprensorio Valtorta-Piani di Bobbio -, ma giudichiamo inapplicabili le modalità di distribuzione. Parametrare le provvidenze sulle presenze turistiche non ha alcun senso, per le nostre aziende. Parlo di quelle lombarde, ma anche di quelle italiane, in generale, piccole, medie, grosse. Noi abbiamo sempre chiesto e continuiamo a chiedere che il parametro siano le perdite di fatturato degli ultimi tre anni, considerato che abbiamo costi incomprimibili (fissi) che rappresentano il 70% dei costi totali, e che sommano il 49% del fatturato. Non c’è altro parametro calzante, per cui, d’ora innanzi, lavoreremo per fare in modo che la distribuzione di quanto stanziato possa essere modificata».
Ancor più dura la posizione di Federfuni, per la quale «adottare il criterio delle presenze turistiche - scrive Andrea Formento, presidente nazionale Federfuni e direttore di Val di Luce spa, del comprensorio sciistico dell’Abetone, in una nota stampa -, comporterà un contributo irrisorio per l’80% dei comprensori sciistici con la conseguenza di una progressiva ed irrimediabile chiusura di moltissime stazioni. Solo l’impegno del Governo per l’inserimento di correttivi sostanziali, a quanto emerso, con sorpresa, nel Decreto Sostegni, potrà scongiurare questa drammatica prospettiva. Federfuni - conclude -, ha già predisposto una serie di proposte che saranno illustrate, nei prossimi giorni, ai rappresentanti del governo e delle forze parlamentari».
Il punto dolente della questione è rappresentato dal fatto che le presenze turistiche non sono così significative per parecchie stazioni sciistiche, soprattutto lombarde, che vivono di arrivi di giornata. Fatte di un turismo di prossimità, che non pesa, sulle presenze, tanto quanto in altri comprensori. E lo stesso può dirsi per stazioni sciistiche di Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, centri per lo sci medio-piccoli che, al solito, temono di essere “fagocitati” dalla potenza attrattiva, anche delle provvidenze, dei centri più grossi (leggesi Trentino-Alto Adige). Lo sbilanciamento rischia di essere enorme in assenza di correttivi, nei quali i più confidano.
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