Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 21 Agosto 2015
Impennata della tassa rifiuti, Sondrio resiste
Gli aumenti degli ultimi cinque anni in città sono stati sotto la media per le famiglie numerose e per alcune attività commerciali, mentre a pagare lo scotto più alto sono stati ristoranti e pizzerie.
Tra il 2010 e il 2015 secondo uno studio della Cgia di Mestre la tassa sui rifiuti ha subito un incremento del 25,5%, a fronte però di un quantitativo di pattume in calo. Il problema è legato al fatto che non c’è relazione diretta tra il costo del servizio e la bolletta emessa dai Comuni perché nel piano Tari dei vari enti non sono compresi soltanto raccolta e smaltimento rifiuti, ma ci sono anche altre voci come, ad esempio, il verde pubblico, lo spazzamento delle strade, la pulizia dalla neve. Ecco allora che le bollette rimangono elevate e addirittura si alzano.
In città l’esborso a carico di un nucleo familiare di due persone è passato dai 132 euro del 2010 ai 154, 65 euro del 2015 con un maggior prelievo di 22,65 euro paro al 17,16%. Quando la famiglia è composta da tre persone e vive in 100 metri quadrati la bolletta è di 198,31 euro, 33,31 euro in più (20,19%) rispetto ai 165 euro del 2010. Ma la tipologia di utenza che ha subito il rincaro minore è quella di un nucleo composto da quattro persone: in questo caso l’esborso è passato dai 198 euro del 2010 ai 206, 35 di quest’anno con un rincaro di 8,35 euro pari al 4,22%, dato di molto inferiore rispetto al 25,5% calcolato dalla Cgia di Mestre come media nazionale.
Capitolo a parte quello della tassa rifiuti a carico delle imprese e delle attività economiche in generale.Secondo la Cgia di Mestre se per i cittadini il susseguirsi di Tarsu, Tia, Tares e Tari ha solo comportato ulteriori oneri, per le attività economiche le cose sono andate anche peggio. Affermazione che contiene in sé un fondo di verità anche per quanto riguarda Sondrio, ma non in senso assoluto visto che anche in questo ambito, c’è chi ha visto diminuire l’onere dovuto. Si tratta in particolare di parrucchieri (-16,34% in cinque anni) in controtendenza rispetto all’andamento nazionale, alberghi senza ristorazione (-39,26%), con ristorazione (-15,91%), studi professionali (-16,93%) e negozi di abbigliamento e calzature (-21,04%).
La stangata, più pesante rispetto alla media nazionale, si è invece abbattuta su ristoranti e pizzerie per i quali la tariffa al metro quadrato è passata da 7,71 euro del 2010 a 14,20 euro del 2015 pari ad un incremento percentuale dell’84,15%. Poco meglio è andata ai negozi di ortofrutta con un aumento del 68,28% e alle carrozzerie/officine con un pesante +64,92%.
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