
Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 15 Febbraio 2025
Il sondriese Melazzini imprenditore
a Monaco: «Qui tutti sconvolti
per il gravissimo attentato»
Sondrio
Vive da 26 anni in Germania e da 20 a Monaco di Baviera, Alessandro Melazzini, 50 anni, di Sondrio, imprenditore documentarista e fondatore di Alpenway media GmbH, società di produzione di documentari trasmessi sulle principali emittenti televisive europee fra cui la Rai. Melazzini è cittadino italiano, ma ha acquisito anche la cittadinanza tedesca e per la seconda volta si trova a vivere, a Monaco, momenti di tensione come quello di giovedì, quando, alle 10.30, le sirene hanno iniziato a suonare all’impazzata per portare soccorso alle tante persone coinvolte nell’attentato fra Dachauer e Seidlstrasse, una strada che porta alla vicina stazione ferroviaria. «Vivo con la mia famiglia, mia moglie e mia figlia di due anni e due mesi, a due chilometri dal luogo dell’attentato - dice Melazzini - una zona che frequento regolarmente, perché vado a correre tutte le mattine e passo proprio lì vicino».
«Giovedì era brutto tempo, però, per cui ho deciso che non sarei uscito per fare jogging, ma solo una passeggiata. Ed è stato in quel momento che, nel dirigermi verso quella zona, ho scorto ambulanze in lontananza e ho capito che era successo qualcosa, per scoprire, subito dopo, che un giovane immigrato si era lanciato sulla folla con l’auto. A quel punto sono tornato verso casa, perché non era proprio il caso di andare oltre ad intralciare ulteriormente i soccorsi». «Cosa dire? Sono situazioni che generano forte preoccupazione in Germania e che preoccupano anche me, sia come cittadino tedesco sia come cittadino italiano immigrato in questo paese dove mi trovo benissimo».
Da immigrato, del tutto integrato, Melazzini teme che l’odio verso gli immigrati che compiono azioni terroristiche possa plasmare la società, la politica, al punto da diventare generalizzato e colpire i milioni di immigrati in Germania. «E non sarebbe giusto, perché in questo paese ci sono frotte di immigrati, perfettamente integrati e di successo assicura - , che qui vivono bene e che portano un valore aggiunto alla società tedesca, ma è pacifico che queste situazioni alimentano confusione, ostilità, diffidenza verso l’universo dell’immigrazione e favoriscono derive verso l’estrema destra neonazista che, anche qui, sta prendendo forte piede». «Emblematico, poi, come queste situazioni accadano sempre a ridosso delle elezioni, regionali o federali, come quelle del 23 febbraio che potrebbero spalancare la porte al centro destra di Merz. Il quale, tuttavia, non avrà vita facile alle prese com’è la Germania con una generalizzata frustrazione derivante soprattutto da un declino economico cui questa nazione non è abituata. Noi in Italia siamo sempre un po’ in bilico e in quella situazione ci barcameniamo meglio, invece, la Germania è abituata a ritmi diversi, ad essere il motore dell’Europa, e fa molta fatica a viaggiare a scartamento ridotto. C’è stanchezza, sfiducia, e non si vede all’orizzonte uno statista capace di una visione realista, né a destra né a sinistra». «E poi c’è la Russia, da cui la Germania dipende molto essendo il principale fornitore di gas a basso prezzo del paese, e la Cina, principale mercato d’acquisto delle auto di lusso tedesche, e c’è anche il dubbio che la prima possa fomentare certe derive socio-politiche».
Nonostante tutto, però, Melazzini di una cosa è certo. Che la Germania resta uno dei paesi più sicuri d’Europa. «Ci sono questi attentati che spaventano perché tutti noi potremmo essere coinvolti - dice però, per come è organizzata la società tedesca, il livello di sicurezza è alto. Qui, ad esempio, a differenza della Francia, non ci sono le banlieux, c’è più mescolanza. Ci sono però immigrati in quel limbo in cui sono presenti, ma non possono lavorare, o attendono di rientrare nel loro paese, o non riescono a lavorare perché in questa fase di crisi restano fuori dal mercato. Direi che la crisi economica è forse il vero problema».
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