Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 30 Gennaio 2019
Il settore idroelettrico nelle mani delle Regioni. La svolta in Parlamento
Le novità contenute nell’emendamento della Lega al decreto legge “Semplificazioni”. Aperta la strada alla gestione pubblico-privata.
Grandi concessioni idroelettriche dallo Stato alle Regioni, una volta scadute. A stabilirlo l’emendamento leghista al decreto legge ”Semplificazioni” approvato la settimana scorsa e dunque inserito nel testo che da ieri è in discussione al Senato e che, una volta passato l’esame dei due rami del Parlamento, sforbiciate alcune delle numerose proposte approvate dalla Commissione dopo i dubbi sollevati dal Quirinale, dovrebbe essere votato definitivamente a febbraio.
L’emendamento che modifica il d.lgs. 79/1999 e la legge 134/2012, la cosiddetta legge Monti, prevede che, alla scadenza delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche e nei casi di decadenza o rinuncia, le opere «di raccolta, di adduzione, di regolazione, le condotte forzate e i canali di scarico, in stato di regolare funzionamento», passano senza compenso in proprietà delle regioni. E ancora «in caso di esecuzione da parte dei concessionari, a proprie spese e nel periodo di validità della concessione, di investimenti sui beni di cui al primo periodo, purché previsti dall’atto di concessione o comunque autorizzati dal concedente, si applica, alla scadenza della concessione o nei casi di decadenza o rinuncia, un indennizzo pari al valore della parte di bene non ammortizzato».
Non soltanto passaggio di proprietà. Nel decreto c’è un passo in più, quello cioè relativo alla gestione della partita.
«Le concessioni - recita infatti l’emendamento leghista - possono essere affidate ad operatori economici individuati attraverso l’espletamento di gare con procedure ad evidenza pubblica; a società a capitale misto pubblico privato nei quali il socio privato venga scelto attraverso l’espletamento di gare con procedure ad evidenza pubblica; a società a capitale interamente pubblico a condizione che l’ente o gli enti pubblici titolari del capitale sociale esercitino sulla società un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi e che la società realizzi la parte più importante della propria attività con l’ente o gli enti pubblici che la controllano o mediante forme di partenariato». E dunque si esplicita quella volontà già espressa tante volte in passato di una gestione pubblico-privata delle acque.
Sempre alla Regione la facoltà, «nel rispetto dell’ordinamento dell’Unione Europea e degli accordi internazionali, nonché dei principi fondamenti dell’ordinamento statale», di disciplinare le modalità e le procedure ai assegnazione delle concessioni per grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico, stabilendo in particolare norme procedurali per lo svolgimento delle gare, i termini di indicazione delle stesse, i criteri di ammissione e di aggiudicazione, i requisiti finanziari, organizzativi e tecnici dei partecipanti e di valutazione delle proposte progettuali, la durata delle concessioni, i criteri per la determinazione dei canoni di concessione per l’utilizzo e la valorizzazione del demanio idrico e dei beni patrimoniali costituiti dagli impianti afferenti le grandi derivazioni idroelettriche, i parametri di sviluppo degli impianti nonché, per quanto di propria competenza, le modalità di valutazione degli aspetti paesaggistici e di impatto ambientale, determinando le conseguenti misure di compensazione ambientale e territoriale, anche a carattere finanziario».
Una facoltà già prevista, in qualche modo, dalla legge Monti, che però non è mai stata applicata, vista la mancanza dei decreti attuativi necessari.
Quanto alle risorse economiche «i concessionari di grandi derivazioni a scopo idroelettrico - si legge nel testo - corrispondono semestralmente alle regioni un canone, determinato con legge regionale, sentita l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente, articolato in una componente fissa, legata alla potenza nominale media di concessione, e in una componente variabile, calcolata come percentuale dei ricavi normalizzati, sulla base del rapporto tra la produzione dell’impianto ed il prezzo unico nazionale dell’energia, nonché della media delle voci di spesa legate alla fornitura della medesima energia elettrica per ogni kWh di energia da esse non ritirata».
Ma non è tutto. Nel testo è inserita un’altra novità che ha a che vedere con il rinnovato patto tra concessionari e territorio. «Nelle concessioni di grande derivazione a scopo idroelettrico - si legge infatti -, le regioni possono disporre con legge l’obbligo per i concessionari di fornire annualmente e gratuitamente alle stesse regioni 1,220 kWh per ogni kW di potenza nominale media di concessione, per servizi pubblici e categorie di utenti dei territori interessati dalle derivazioni».
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