Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 24 Febbraio 2024
Il «popolo della pace» valtellinese sfila
per chiedere lo stop alla guerra in Palestina
La manifestazione senza alcun incidente questa mattina per le vie di Sondrio
«Fate silenzio quando i bambini dormono. Non quando muoiono». E’ andato a loro, innanzitutto a loro, alle piccole vittime del conflitto palestinese, il pensiero del popolo della pace valtellinese tornato in piazza questa mattina con un centinaio di persone a Sondrio, a due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, per chiedere il cessate il fuoco, per urlare il dolore per le migliaia di vittime - 30.000 morti e decine di migliaia di feriti tra cui moltissimi bambini nella sola Palestina - e ribadire la richiesta di pace, la stessa urlata da 24 mesi.
Questa volta è l’appello a favore della popolazione palestinese a farsi sentire con più urgenza. Ai bambini dilaniati dalla guerra e uccisi da fame e malattie il popolo della pace ha dedicato la lettura di poesie e parole, tra cui quelle di Tiziano Terzani. La manifestazione, promossa da un pool di associazioni e dalla Cgil che hanno raccolto l’appello all’azione di Rete pace disarmo, si è svolta in assoluta tranquillità - sono fortunatamente lontane le drammatiche immagini delle cariche agli studenti di Pisa - pur sotto l’occhio vigile degli agenti della Polizia di Stato e della Digos.
Alla lettura di poesie e scritti, al rilancio della richiesta di pace, è seguito, favorito dal meteo che ha concesso una tregua alla pioggia, il corteo verso piazza Garibaldi - e ritorno - dietro il bandierone arcobaleno nuovamente dispiegato nelle vie cittadine. Fischietti e slogan inneggianti alla pace, al cessate il fuoco in Palestina, alla stessa Palestina hanno accompagnato il drappello lungo corso Italia, seguito dagli sguardi curiosi delle numerose persone che affollano il centro sondriese il sabato mattina. A contraddistinguere i manifestanti anche le piccole strisce di tela bianca distribuite tra i presenti ed esibite sui polsi e sulla borse per dichiarare il dissenso nei confronti della logica della guerra e della violenza come risoluzione dei conflitti.
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