Il pane di Albosaggia? Tutto esaurito

Albosaggia

La farina è finita. Si è esaurita prima del previsto. Ma il “Pane di Albosaggia” tornerà presto sul mercato. Non appena sarà maturo il grano tenero “tipo 1”, già piantato, che è l’ingrediente base di questo prodotto andato a ruba sul mercato, un pane coltivato, macinato e panificato nel paese orobico.

È un bilancio più che positivo, oltre ogni più rose aspettativa, quello tracciato in sala consiliare ad Albosaggia da tutti i partner che hanno contribuito al successo: Fondazione Albosaggia, amministrazione comunale, azienda Agricola Fumasoni-Gusmeroli, panificio Rigamonti e Associazione fondiaria foreste Orobiche Media Valtellina «Pensavamo di arrivare almeno sino a Pasqua, invece la farina è terminata. È la chiara dimostrazione di come il progetto, non solo sia stato positivo, ma di come abbia riscosso entusiasmo e richiesta tra la clientela» ha esordito il sindaco Graziano Murada. Tutti soddisfatti e contenti, «compreso il panificio Rigamonti, che agli esordi di questo esperimento perfettamente riuscito, era un po’ scettico». Tant’è, ha garantito il primo cittadino, «proseguiremo anche il prossimo anno».

«É la conclusione di un percorso che è solo un inizio in realtà. Un progetto, che ci ha visto ancora una volta uniti, Comune e Fondazione - ha detto la presidente Ornella Forza -. Con il “Pane di Albosaggia” abbiamo voluto raccontare il nostro territorio, simbolo della nostra cultura e identità». «Non lo nascondo, ero scettico - ha ammesso Vito Bardea, affiancato dal figlio Fabio, alla guida del panificio Rigamonti -. Non immaginavo una risposta così importante». Invece c’è stata, eccome. E nove quintali di farina sono terminati nel giro di tre mesi. «Direi che è stata una scommessa vinta: anzitutto perché il prodotto è stato molto apprezzato dalla clientela, non solo di Albosaggia, ma anche da fuori».

Un gradimento, ha sottolineato Vito Bardea, «che è merito della qualità di questa farina, molto più integrale e saporita: questa la chiave di un tale successo. Spero che si prosegua su questa strada». Come la risposta del pubblico sia stata importante, lo ha garantito il figlio Fabio: «La richiesta è stata omogenea, sia dal paese che dal circondario. Alla luce della qualità del prodotto, non ha inciso il prezzo magari più alto rispetto ad altri tipi di pane. Positivo il fatto che non sia stato alcun spreco». In effetti per garantirsi il “Pane di Albosaggia”, in vendita di martedì e sabato, era meglio prenotarlo con anticipo. «Quest’anno abbiamo seminato il doppio - ha preso la parola Cecilia Fumasoni dell’azienda agricola che conduce con Tito Gusmeroli -. Per noi è un orgoglio constatare la riuscita di questo progetto, in cui crediamo e a cui rinnoviamo il supporto». Meglio però aumentare la materia prima, secondo Gusmeroli, «per evitare di trovarci nuovamente a metà stagione senza farina. Per noi questa è una bella soddisfazione, ma per il prosieguo dovremo impegnarci di più». Nell’ottica di un aumento della produzione, «sarà necessario avere un supporto esterno e trovare altri terreni abbandonati su cui seminare», che è la sostanza nonché la filosofia del progetto stesso.

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