Ha come obiettivo quello di «recuperare terreni abbandonati e trasformarli in risorse produttive». Ma non solo. Perché “Il pane di Albosaggia”, innovativo progetto presentato ieri nel municipio orobico «si fonda su una stretta collaborazione e su valori comuni, quali sostenibilità, qualità, tradizione e innovazione» ha posto l’accento il sindaco, Graziano Murada, insieme ai partner pubblici e privati coinvolti.
«É un progetto sperimentale e triennale» che vede lavorare fianco a fianco, condividendo la filosofia che vi sta alla base, l’amministrazione comunale, che ha lanciato l’idea, Fondazione Albosaggia, che ha raccolto questa visione e l’ha trasformata in un progetto concreto, l’Associazione fondiaria foreste orobiche (Asfo) di Media Valle, l’azienda agricola Fumasoni-Gusmeroli e il panificio Rigamonti. Il risultato è un prodotto «autentico, artigianale, a chilometro zero. Un pane realizzato con grano tenero “tipo 1” coltivato, macinato e panificato ad Albosaggia» ha aggiunto il sindaco, affiancato da Cecilia Fumasoni e Tito Gusmeroli, da Michele De Bernardi, presidente dell’Asfo, da Vito e Fabio Bardea del panificio Rigamonti, da Ornella Forza e Paolo Messina, rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Albosaggia. «Il Comune si fa garante dei potenziali “clienti”, cioè di chi vorrà aderire, mettendo a disposizione i terreni che saranno seminati a frumento, mentre l’Asfo ha il compito - ha evidenziato Murada - di prendersi in pancia questi terreni a rischio abbandono e da recuperare. Alla Fondazione andrà un parte del ricavato dalla vendita».
La semina inaugurale, fatta nel novembre 2023 dall’azienda Gusmeroli-Fumasoni, «l’unica che ha a disposizione le tecnologie adeguate per questo tipo di coltura», ha visto l’utilizzo di due varietà moderne di grano tenero e di una varietà antica, coltivata tuttora sulle montagne dell’Abruzzo a circa 1.500 metri di quota. Una varietà tradizionale, scelta per le sue qualità nutritive e per il suo valore storico, che «aggiunge unicità al “Pane di Albosaggia”, rendendolo non solo un prodotto locale, ma anche un ponte tra le culture agricole montane italiane» la sottolineatura di Murada. «“Il pane di Albosaggia” - ha detto Forza - non è solo un prodotto alimentare, ma è simbolo di un patrimonio culturale, che affonda le sue radici in tradizioni antiche che si sono evolute, in perfetto equilibrio con l’innovazione. Non significa rinunciare alla tradizione, ma rispettarla e reinterpretarla». «Per noi è un orgoglio - ha garantito De Bernardi - mettere a disposizione la nostra forza per il recupero di terreni incolti», ricordando che sono oltre 200 gli ettari di boschi recuperati sinora dall’Asfo. Su quanto sia fondamentale far apprezzare e conoscere anche alle nuove generazioni l’origine del pane e della sua coltura ha posto l’accento Gusmeroli, mentre Fumasoni, ringraziando l’amministrazione, ha rimarcato «questo ritorno al prodotto artigianale e di qualità, che c’è e ci sarà: noi lo sosteniamo credendoci pienamente»
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