Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 28 Settembre 2015
Il lungo cantiere: «Tantissimo lavoro
e zero infortuni»
Il racconto del nuovo Teatro Sociale: il direttore Rinaldi ha ripercorso le tappe
di un cammino difficile tra scoperte e soddisfazioni. La sorpresa delle fondamenta e le scelte da compiere.
«Il numero più importante? Zero infortuni sul lavoro, in oltre mille giorni di cantiere». Nel bilancio del restauro del Teatro Sociale il direttore lavori Giampaolo Rinaldi ha voluto rimarcare anche questo aspetto, ieri pomeriggio durante l’inaugurazione: una sottolineatura che ha chiuso il racconto di «un lavoro lungo, come sapete, faticoso ma sicuramente entusiasmante», ha spiegato al pubblico riunito nel teatro.
E di questo percorso Rinaldi ha ricostruito le varie tappe, con immagini e slide, partendo dalle testimonianze d’epoca per passare al progetto realizzato per conto della Sacaim dallo Studio Berlucchi, in collaborazione con la Intertecnica, lo studio Moretta di Tirano e lo studio Müller di Monaco di Baviera per la parte acustica.
I primi passi del lavoro, ha spiegato Rinaldi, sono state le indagini sullo stato di fatto, «per verificare se le strutture in cemento armato realizzate con la ristrutturazione del 1946 fossero ancora idonee». La risposta è stata sostanzialmente positiva, poi dai primi scavi è arrivata una sorpresa «straordinaria, ma che ci è costata un anno e mezzo di lavori delicati, fra scavi a mano e consolidamenti». Nella “pancia” dell’ex Pedretti, infatti, c’erano ancora le fondamenta del teatro originario, coperte con le macerie delle demolizioni del dopoguerra: «Si sapeva del teatro ottocentesco, ma nessuno poteva immaginarsi la consistenza e la quantità di queste murature - ha spiegato Rinaldi -, quindi ci siamo trovati di fronte ad un problema che è dovuto diventare un’occasione». Sistemato il progetto in accordo con le Soprintendenze, i resti del vecchio teatro sono diventati il tratto distintivo di una sala sotterranea che arricchirà ulteriormente il nuovo Sociale. E di lì, passo dopo passo, Rinaldi ha accompagnato il pubblico nei lavori che hanno portato alla costruzione della nuova soletta della platea, al rifacimento dell’arco scenico, al consolidamento delle vecchie strutture, su, su fino al tetto completamente rifatto riutilizzando le “piode” originarie. Quindi si è passati alla realizzazione delle gradonate in legno che ora ospitano le poltrone della galleria, alla costruzione della nuova torre scenica che sfrutta il sopralzo del tetto, fino alle parti impiantistiche e all’allestimento di palcoscenico e controsoffitti.
Poi sono arrivati i rivestimenti, con una particolarità: «Le pareti sono rivestite in legno di ciliegio – ha spiegato Rinaldi -, su cui il falegname Arturo Locatelli ci ha aiutato molto. Tutte le impiallacciature sono state realizzate con un’unica pianta di ciliegio americano, sei metri d’altezza e un diametro fino a 60 centimetri, posizionando i pannelli in maniera simmetrica». Nel cantiere hanno lavorato «più di 35 imprese», ha ricordato Rinaldi, per restaurare spazi di 3.600 metri quadrati complessivi: «Abbiamo avuto mille e cento giorni effettivi di lavoro – ha detto – e zero infortuni, la cosa più importante».
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