Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 16 Maggio 2019
Il futuro della sanità, appello dei sindacati
«Serve il confronto»
Cgil, Cisl e Uil chiedono all’Ats e al presidente della conferenza dei sindaci di riaprire il dialogo.
«Un progetto chiaro, di prospettiva, per rilanciare la sanità provinciale». È un appello quello che le segreterie territoriali di Cgil, Cisl e Uil confederali lanciano all’Ats della montagna, al presidente della Conferenza dei sindaci, Marco Scaramellini, per chiedere che intraprendano ogni iniziativa utile per riaprire il confronto con tutti gli attori istituzionali e sociali del territorio.
A preoccupare i sindacati è la situazione di stallo che si è venuta a creare da quando nel mese di settembre dello scorso anno si è deciso di affidare al Politecnico di Milano l’elaborazione di uno studio della situazione Socio sanitaria della provincia con la formulazione di ipotesi da portare al vaglio del territorio. «Pensavamo che fosse la volta buona, che finalmente si fosse deciso di “prendere il toro per le corna” - dicono Michela Turcatti, Marco Contessa e Giuseppe Sergi - e invece, purtroppo, ci tocca prendere atto che dopo 9 mesi, nessuno ha ancora avuto la fortuna di conoscere i risultati dello studio, le proposte formulate, insomma nessuno sa nulla. Solo la scorsa settimana, si è trovata la soluzione all’assenza del presidente della Conferenza dei sindaci, incarico che risultava vacante da un anno. E così, mentre si attendono i tempi della politica (il voto del 26 maggio) - proseguono i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil - la situazione dentro i nostri ospedali e sul territorio è inevitabilmente ferma: le linee programmatiche che questa direzione sta seguendo sono, inevitabilmente, le stesse della direzione precedente (nessuno ha riscritto il Piano di organizzazione aziendale strategico)».
L’assenza di un progetto esplicito su come deve essere riorganizzata la sanità ha come conseguenza immediata, secondo i sindacati, l’impossibilità di predisporre un organizzazione che guardi al futuro, che risolva la carenza di organico in molti reparti e servizi, che permetta agli operatori di lavorare con maggior tranquillità. «Solo con un progetto chiaro, oseremmo dire di prospettiva - insistono - , potremo invertire la rotta ridando credibilità alla sanità del nostro territorio, fermando il tasso di fuga e accorciando i tempi di attesa, ridando fiducia ai tanti professionisti che ci lavorano e che hanno a cuore il nostro territorio». E dunque risulta quantomai necessaria la ripresa del dialogo, del confronto tra le parti. «Se così non sarà - concludono -, oltre alle responsabilità politiche di chi non l’ha voluto, assisteremo ad un ulteriore indebolimento del nostro sistema sanitario provinciale con il conseguente allontanamento dei professionisti e dei pazienti».
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