Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 13 Luglio 2017
Il disastro idrogeologico nella tesina alla maturità
Neodiplomata geometra con 100 centesimi al De Simoni-Quadrio di Sondrio, Benedetta Gianoncelli della sua grande passione ne ha fatto materia prima per la tesina all’esame di Stato.
Giovanissima, ma «interessata a tutto quello che riguarda lo studio del territorio, tanto che ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Scienze e tecnologie geologiche dell’università di Milano-Bicocca proprio per coltivare il mio sogno: diventare un geologo».
Neodiplomata geometra con 100 centesimi al De Simoni-Quadrio di Sondrio, Benedetta Gianoncelli della sua grande passione ne ha fatto materia prima per la tesina all’esame di Stato, con i complimenti della commissione che ha apprezzato il suo approfondimento dal titolo “1987-2017: 30 anni dopo l’alluvione della Valtellina, il disastro idrogeologico che ha cambiato il nostro territorio”.
Ha voluto capire cos’è successo nel luglio del 1987 «con uno studio più approfondito del progetto esecutivo dei lavori che si stanno effettuando in Val Torreggio». Ma come mai l’attenzione di una ragazza nata e cresciuta a Tresivio è caduta sulla Valmalenco? «Mi sono concentrata su quella che è stata, ed è oggi la situazione in Val Torreggio, zona fortemente colpita dagli avvenimenti di quell’anno, di cui s’è parlato poco - rimarca -, forse perché la furia della natura non ha provocato alcuna morte, ma solo gravi danni all’abitato di Torre Santa Maria».
Eppure questa zona «è tuttora sotto studio e stanno continuando i lavori per il riassetto idrogeologico e la mitigazione dei rischi naturali», iniziati nel 2012. «La zona sarà costantemente monitorata per controllare i movimenti franosi e lo stato di conservazione delle opere effettuate in precedenza e di quelle attuali».
Ha dovuto documentarsi Benedetta, ricorrendo a testi specifici, rileggendo le cronache locali, andando sul posto - come un vero geologo -, incontrando esperti: «Sono stata aiutata dal tecnico geologo Ivan Barlascini, che sta lavorando proprio sulla frana della Val Torreggio. Mi ha aiutata tanto e gli sono grata. Lui ha raccolto il materiale di cui avevo bisogno e mi ha portata a fare un sopralluogo in cantiere».
Anche il web è diventato luogo di ricerca: «Ho cercato su internet vari documentari e soprattutto servizi dei telegiornali e dei giornali dell’epoca, proprio per inquadrare al meglio la situazione raccogliendo anche testimonianze tra le persone che hanno vissuto da vicino quei momenti».
Caparbia e curiosa, ha voluto cercare di «capire quali sono state le cause scatenanti, quali errori sono stati commessi e come si sarebbe potuto evitare». Pagina dopo pagina, nella sua tesina ha affrontato anche «la fase di ricostruzione, tutti i lavori che grazie ai fondi della “Legge Valtellina” sono stati realizzati in passato e che si stanno effettuando attualmente».
Non ha trascurato neanche l’aspetto morfologico: «Ho voluto sottolineare quanto quei giorni abbiano cambiato la morfologia del nostro territorio e quanto la nostra valle abbia bisogno di un lavoro di prevenzione, perché territorio a forte rischio idrogeologico».
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