Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 21 Febbraio 2021
Il caso piste
La palla passa al governo
Il prefetto chiede un parere dopo il pronunciamento della Regione favorevole all’apertura
Invio immediato agli organi di governo del parere espresso, ieri, da Regione Lombardia rispetto alla possibilità di utilizzare le piste da sci, battute, anche a impianti chiusi, e altrettanto immediata riunione tecnica di coordinamento delle forze di polizia, in Prefettura, nella serata di venerdì.
Sono le mosse del prefetto di Sondrio, Salvatore Pasquariello, la cui preoccupazione per la sicurezza degli avventori, in libertà, delle piste da sci è alta.
Anche in ragione di una “promiscuità” che si verrebbe a creare, su questi spazi non presidiati, fra discesisti provetti, ciaspolatori, appassionati delle risalite con pelli di foca e conseguenti ridiscese, e, laggiù, nelle aree di accesso alle piste, mamme e papà con bimbi al seguito, lì, per “slittare” o “bobbare”.
Un “melting pot” di fruitori che, in assenza di un presidio costante delle aree sciabili, potrebbe, secondo la Prefettura, rivelarsi pericoloso.
«Il punto è capire che vi sono significative differenze - annota il prefetto - fra “piste da sci” e “aree innevate”, in quanto le prime sono aree in concessione, con neve battuta, gestite da un privato o da una società che ne sono responsabili ai fini della vigilanza e della sicurezza e che sono sottoposte a collaudo prima dell’apertura al pubblico. Ancora, le piste, sono soggette a norme di comportamento e possono essere utilizzate solo se aperte, in quanto si prestano a essere percorse a velocità sostenuta. Le aree innevate - prosegue il prefetto - sono, invece, frequentate da amatori della montagna obbligati, per legge, a portare al seguito i dispositivi di autosoccorso, quali pala, Arva e sondino».
Ciò appurato, nella riunione di coordinamento delle forze di polizia di venerdì sera si sono anche prospettate le criticità che potrebbero derivare dall’utilizzo delle piste da sci a impianti chiusi.
Le reti di protezione
«Le piste sono equipaggiate con artefatti che, considerato il mancato avvio della stagione, non sono stati definitivamente predisposti e non vengono vigilati, per cui chiunque potrebbe rimuovere, ad esempio, una rete di protezione determinando un serio pericolo per gli sciatori - dicono dalla Prefettura -. E sebbene l’area sia da considerarsi ancora in concessione, da un lato appare illogico imputare una qualsiasi responsabilità al gestore, dall’altro appare indefinito e giuridicamente non sostenibile attribuire la responsabilità al singolo utente».
Altro punto nodale, il fatto che la pista chiusa possa considerarsi più sicura di un’area innevata. Secondo la Prefettura le cose non starebbero così perché «la pista da sci è battuta e si presta a velocità considerevoli e, in assenza di vigilanza, si possono determinare situazioni di pericolo anche perché frequentate indistintamente e contestualmente da sciatori, scialpinisti, motoslitte, slittini, fruitori con esigenze e capacità profondamente diverse».
No all’autogestione
In una parola, lasciare all’autogestione, la frequentazione delle piste battute a impianti chiusi, non sarebbe auspicabile.
«D’altro canto - rincarano dalla Prefettura - se la pista da sci fosse da considerarsi al pari di un’area innevata (a fruizione libera, ndr), allora ogni fruitore sarebbe obbligato a portare al seguito i dispositivi di autosoccorso».
Queste le osservazioni, di diritto, che giungono dalla Prefettura e che, certamente, sono state girate agli organi di governo. Si tratterà di capire, ora, se la presidenza del Consiglio dei ministri le accoglierà, o meno, specificando, nel prossimo decreto, in emissione il 5 marzo se il termine “impianti” si riferisca ai soli “impianti di risalita” o a “impianti di risalita e piste da sci”.
I gestori
Sul tema, aggiunge il prefetto, «già in passato alcuni gestori delle aree sciistiche avevano paventato il rischio per la sicurezza delle persone derivante dall’utilizzo indiscriminato delle piste da sci chiuse al pubblico».
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