Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 25 Dicembre 2022
I profughi ucraini. «Ci avete accolto
come una famiglia»
TiranoSono arrivati qui scappando dalla guerra e sotto le feste vogliono ringraziare tutta la comunità. Dal 15 marzo sono state ospitate in città 28 persone
Da nove mesi sono stati accolti, aiutati, coccolati quasi da una città intera, a cominciare dal sindaco Franco Spada e dalla sua amministrazione.
Tanto che, il giorno della vigilia di Natale, i profughi ucraini – scappati a metà marzo dalla guerra – desiderano con il cuore in mano dire: «Grazie Tirano». Se non fosse che nella loro terra imperversa ancora il conflitto, che tanti loro amici e familiari sono sotto le armi o bloccati in un Paese distrutto, per gli ucraini a Tirano potrebbe essere, quello del 2022, un bel Natale, forti dell’affetto ricevuto e con tanto desiderio di ricambiarlo.
Per questo, approfittano delle colonne del nostro giornale, per raccontare la generosità di persone e associazioni che si sono date da fare – e tuttora lo stanno facendo – per loro.
Portavoce della comunità ucraina a Tirano è Nataliia Tereshchenko che, in Italia da più di dieci anni, pure si è rimboccata le maniche per aiutare la sua gente. Quando il sindaco Spada, ha saputo di quanto accadeva in Ucraina ha scorso all’ufficio anagrafe l’elenco delle nove persone ucraine residenti a Tirano e chiesto a loro chi potesse dare una mano come traduttore in vista dell’arrivo di alcune famiglie. Nataliia, che parla un ottimo italiano, non ci ha pensato due volte: ha subito accettato. Ma per lei non si è trattato solo di tradurre, perché, di fatto, è divenuta ella stessa volontaria ed ora opera anche nel progetto Sai (Sistema aiuto immigrati) attivato dalla comunità Il Gabbiano.
«Per questo Natale vogliamo ringraziare il Comune che ci ha aiutato molto – racconta Nataliia -. Dal 15 marzo sono state ospitate 28 persone, ora ne sono rimaste una quindicina. Chi è rimasto è sistemato con l’aiuto del sindaco, dell’amministrazione comunale e della Caritas, dei generosi privati; senza di loro non si sarebbe potuto fare nulla».
Nataliia non lesina a definire il sindaco, il consigliere Camilla Pitino, l’assessore Doriana Natta e tanti altri degli «eroi». Quando gli ucraini erano in arrivo a Tirano il sindaco andava a prenderli direttamente in auto o con i mezzi. «Trovavano una casa calda ad aspettarli, pannolini per i bambini, cibo, il servizio con il medico – prosegue -. Non abbiamo mai tribulato con i documenti: in 48 ore, erano tutti a posto, registrati e in regola. Sempre disponibile la Polizia di Stato di Tirano e preciso e affidabile il comandante della polizia locale Fabio Della Bona».
Tanti i bambini scappati dalla guerra che qui hanno (ri)trovato la normalità. «Camilla Pitino ha pensato a tutto. Già dalla prima settimana i bambini erano inseriti a scuola. Non importa se non capivano la lingua ancora. Era importante che stessero con i coetanei. Davanti ai loro occhi spaventati c’erano il sorriso e le braccia aperte della dirigente dell’istituto comprensivo di Tirano, Elena Panizza». E, Nataliia, a nome di tutti gli ucrainii, ringrazia i privati – impossibile citarli tutti – che hanno aiutato: dalla Fondazione Maganetti a Francesca Zucchetti fino ad Adriano Opiatti di Teglio.
«Come parenti»
Ora qualcuno ha sentito troppo forte il desiderio di tornare nel suo Paese. «Tutti sentono come impellente la necessità di tornare almeno una volta in Ucraina – dice Nataliia -, ma al momento non è né sicuro né possibile fermarsi. Non c’è luce, non c’è riscaldamento in tutto il Paese.
So che si sentono come piante strappate dalle radici e messe a testa in giù, ma spiego a loro – soprattutto ai bambini - che l’Italia è un Paese da cui imparare molto e, magari, portare qualcosa in futuro in Ucraina, come pure le cose belle del nostro Paese trasmetterle qui. Le amicizie resteranno per tutta la vita e sono così strette e sincere che pare quasi che siano diventati rapporti di parentela. Quanto al sindaco Franco: grazie, grazie, grazie. Perché è stato il primo a muoversi. E, se mi è consentita una battuta, direi: per forza che Franco non è sposato. Lui è il papà di tutto il mondo».
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