Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 20 Settembre 2021
«Grazie don Valerio
Ci ha insegnato
a credere davvero»
Chiesa gremita per salutare il sacerdote «Mettete sempre Gesù davanti a tutti, vi aiuterà»
Solo le norme di distanziamento imposte dalla pandemia hanno impedito, ieri mattina, che la chiesa della Beata Vergine del Rosario fosse completamente gremita di fedeli che hanno voluto partecipare all’ultima Messa celebrata in città da don Valerio Livio.
Qualcuno è rimasto sulle porte d’ingresso, altri all’esterno della chiesa per poter salutare il sacerdote che, dopo quattro anni a servizio della Comunità pastorale, la prossima domenica inizierà un nuovo ministero nelle Valli Varesine.
Traendo spunto dal brano evangelico di San Marco proposto ieri dalla liturgia, nel quale gli apostoli si interrogano su chi sia il più grande, don Valerio ha spiegato che «i dodici paiono quasi un gruppo di pettegoli.
Tra loro e Gesù sembra essersi creato un lento cammino fatto da una sempre maggior incomprensione e solitudine, che culminerà nell’assoluta solitudine di Gesù sulla croce». Una riflessione amara, come ha sottolineato lo stesso sacerdote, ma pertinente con il suo congedo dalle parrocchie cittadine. Perché ha sottolineato che lo squilibrio che si crea tra Gesù e gli apostoli è lo stesso che si può generare «ogni volta che nella Chiesa, che vive in una famiglia o in una comunità, si perde il riferimento a Cristo. Allora chi ne fa parte rischia di diventare meschino, piegato su sé stesso e autoreferenziale». Generando quella che, secondo don Valerio, è la malattia più grande che possa esserci nella Chiesa.
«Perché - ha aggiunto -, se non è più Cristo il riferimento, è evidente che lo diventiamo noi e questo fa nascere personalismi che rendono la comunità sterile e poco credibile». Allora - ha chiesto il sacerdote - «cosa ci costa, visto che siamo rimasti in pochi a crederci davvero, mettere da parte i nostri personalismi e provare a mettere Gesù davanti a tutto? Lui genera rapporti nuovi e permette di costruire una vita davvero fraterna, capace di aprirsi alla vera comunione, come è quella della Trinità alla quale ci invita».
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