Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 21 Agosto 2021
Giovani e lockdown
Rabbia, pessimismo
nervosismo e ansia
Molti problemi emersi dal sondaggio dell’Uts
Rabbia, ansia, pessimismo e nervosismo: i sentimenti più diffusi. Ma soprattutto a farsi sentire nei lunghi mesi di pandemia è stata la mancanza degli amici.
D’altro canto però la casa, dentro le cui mura lockdown a più riprese hanno relegato gli adolescenti, è stata rivalutata, percepita dalla stragrande maggioranza come un luogo sicuro.
E la Dad? La famigerata didattica a distanza, della cui efficacia o meno si è parlato per mesi? Per i ragazzi si porta a casa, dovessimo tradurlo in voto, un cinque pieno per gli studenti delle superiori, più apprezzata invece da quelli delle medie.
Ma la vita quotidiana si è tradotta in giornate “iperconnesse”, tra lezioni online, giochi e chat per restare in contatto con i compagni. In calo il rendimento scolastico per molti, così come l’interesse per hobby e svaghi, che prima dell’emergenza sanitaria, erano storia di tutti i giorni.Tra luci e ombre, molto alto il prezzo pagato a causa della pandemia dagli alunni della provincia. Lo testimonia il questionario messo a punto dall’Ufficio scolastico territoriale di Sondrio, somministrato la scorsa primavera a nove scuole - cinque comprensivi e quattro istituti superiori -, i cui risultati sono stati resi noti ieri dopo essere stati elaborati da Mattia Maffezzini, collaboratore dell’Ust diretto da Fabio Molinari. Un sondaggio, a risposte multiple, con lo scopo di indagare nel dettaglio la vita familiare e scolastica, a cui hanno risposto in più di mille ragazzi e ragazze.
Partiamo dalla socializzazione: «Un’alta percentuale - l’85% tra gli alunni delle medie - ha percepito la mancanza del rapporto con compagni e insegnanti, sintomo di come le tecnologie - sottolinea Maffezzini -, pur permettendo collegamenti rapidi e pressoché universali con chiunque, non compensano la mancanza di contatto fisico con chi si vuole al proprio fianco».
Diverso invece il giudizio sulla Dad. Mentre negli istituti comprensivi il dato di chi l’ha ritenuta una modalità funzionale è del 75%, negli istituti superiori scende fino al 52%. «Quindi gli alunni più grandi, nel complesso, hanno ritenuto che tale modalità non fosse adeguata ad ovviare all’impossibilità di poter svolgere le lezioni dal vivo», ma soprattutto più della metà degli studenti delle superiori, ha ritenuto «che quest’anno sia stato sprecato e poco utile alla formazione scolastica».
Un altro dato che mostra un discostamento sostanziale tra le due fasce d’età riguarda lo stato d’animo. La percentuale che ha percepito un peggioramento dello stesso, «dal 35% dei ragazzi più piccoli, forse ancora abituati a convivere maggiormente in casa, al 52% dei ragazzi delle superiori».
Un ultimo dato sul tempo di connessione dei ragazzi, in particolare di chi è rimasto online quotidianamente per più di cinque ore, che sale dal 24% dei ragazzi delle medie al 44% delle superiori, «che può essere spiegato dal fatto che la fascia d’età più grande sentiva un maggior bisogno di contattare i propri coetanei (60% contro il 30%)».
Gli altri dati sono in linea per le due fasce d’età. Fatto curioso il modo di porsi di fronte alle lezioni online, durante le quali sembra aver prevalso la vergogna di mostrarsi in video. Motivo per cui in molti hanno seguito, ma con la videocamera spenta. Ma circa il 40% ha affermato che spesso non accendeva né microfono né telecamera per mancanza di connessioni adeguate o per rumori in casa.
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