Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 06 Aprile 2022
Giovani in cura
per alcol e droghe
«Solo se costretti»
L’analisiIl centro di Asst fotografa la situazione «Si mischiano eroina e cocaina, costano sempre di meno E a noi sfuggono i consumatori di hascisc e marijuana»
Non è facile neppure per gli addetti ai lavori prevedere un aumento degli accessi al servizio per le tossicodipendenze di Asst Valtellina e Alto Lario, nella fase post emergenza pandemica, anche se l’allentamento delle misure restrittive e il venir meno del timore del contagio, sicuramente, andrà a favorire anche un ritorno di utenza nei centri di recupero sul territorio.
Tenuto conto che, il mercato illegale della droga è rimasto quanto più fiorente anche durante l’emergenza, con grande disponibilità di sostanze, eroina e cocaina in primis, e facilità di accesso alle medesime.
Tipologia
«La maggior parte dei nostri utenti sono per il 30% alcolisti e per un altro 30% dipendenti da eroina e cocaina - assicura Massimo Tarantola, direttore del Dipartimento Territorio e dipendenze di Asst Valtellina e Alto Lario -, si parla di circa 300 persone appartenenti alla prima categoria e altrettante alla seconda. Di tutte le età e di tutte condizioni sociali, perché ormai, la droga in particolare, dilaga sul mercato a prezzi molto accessibili».
Si parla di 10 euro per una dose quotidiana di eroina, che possono arrivare fino a 30-40 euro per la cocaina anche se, attualmente va molto il mix, cioè un’assunzione mista di entrambe le sostanze.
«Ormai si parla di uso associato di eroina e cocaina, questo è lo standard attuale - spiega Tarantola - perché da una parte si assume cocaina perché dà la carica, la spinta che si cerca, mentre l’eroina dà quella tranquillità che nell’ottica del dipendente compensa l’effetto della cocaina. Un trend che discende anche da una strategia di mercato, perché, nel tempo, è stata prima eliminata l’eroina ed abbassato il prezzo della cocaina, poi, è stata reintrodotta l’eroina calmierando i prezzi, e, adesso, entrambe le sostanze, sono, per così dire, nell’ottica del dipendente, abbordabili, sul mercato, per cui vi si attinge a piene mani».
L’accesso
E il problema è dato dal fatto che molto raramente le persone dipendenti, sia da alcol sia da droghe, si rivolgono ai servizi in autonomia, spontaneamente. Niente affatto. Quando vi giungono, è perché sono obbligate da vincoli istituzionali.
«Di norma accade in seguito a ritiro o sospensione della patente per guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze o, ancora, in seguito all’adozione di provvedimenti di “messa alla prova” - dice Tarantola - in pratica si tratta di persone indotte da organismi terzi ad interrogarsi sulla sostenibilità, nel tempo, delle loro abitudini d’uso, capaci di far perdere loro in autonomia, sia dal punto di vista della mobilità sia del lavoro. Da qui la necessità di interrogarsi circa l’opportunità di autoregolamentarsi. Noi, infatti, non diamo una cura, non lavoriamo ad una guarigione, ma favoriamo nella persona dipendente il raggiungimento di una condizione di equilibrio».
Stupefacenti leggeri
Difficilmente arrivano al Sert, poi, persone dipendenti da droghe leggere, pure illegali, come cannabis e marijuana, a meno che non si tratti di assunzioni di ingenti quantitativi, casi che, in genere, approdano in Pronto soccorso o afferiscono ai servizi psichiatrici. Né c’è un collegamento diretto, naturale, fra utenti del Pronto soccorso e utenti del Sert.
«Chi arriva in Pronto soccorso in stato intossicazione etilica o da sostanze, spesso anche giovanissimi - dice Tarantola - non viene di default indirizzato al Sert, perché non c’è un obbligatorietà alla cura. Viene però invitato a rivolgersi a noi anche solo per assumere informazioni. Basti dire che solo l’1% dei nostri utenti sono minori, che giungono su segnalazione delle forze dell’ordine in quanto ritenuti frequentatori di ambienti in circolano sostanze».
Quel che è certo, però, è che la fascia degli assistiti dai Sert fra i 20 e i 25 anni è in aumento «è più frequentata che in passato - ammette Tarantola - e in questo caso anche il divario fra uomini e donne si attenua, tenuto conto che, di solito, l’utenza si divide su un 70% di uomini e un 30% di donne».
E. Del.
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