Cronaca / Sondrio e cintura
Sabato 03 Novembre 2018
«Gestione delle foreste, serve un programma»
Protezione e manutenzione sono indispensabili. Enrico Calvo, dirigente del settore Montagna e Foreste di Ersaf: «Inutili gli interventi una tantum, serve continuità»
«Occorre costruire insieme un programma di difesa e valorizzazione delle foreste perché queste sappiano rispondere alle nuove esigenze che derivano dai cambiamenti in atto da anni: una minore presenza dell’uomo e agricoltore nei boschi e il cambiamento climatico con tutte le conseguenze del caso». Parla Enrico Calvo, dirigente del settore Montagna e Foreste di Ersaf, l’Ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste, che interviene nel dibattito apertosi in questi giorni in seguito ai pesanti danni che il vento e le piogge battenti hanno creato in tutta la provincia di Sondrio con migliaia di piante che sono cadute nei boschi, sulle strade, nei parchi, oltre a torrenti e fiumi ingrossati, strade franate, smottamenti più o meno gravi ovunque.
«A livello regionale si è sempre cercato di promuovere e privilegiare una gestione attiva delle foreste – spiega Calvo dal suo ufficio di Milano, pur focalizzando l’intervento sulla realtà valtellinese -. Cioè si è intervenuto affinché le foreste avessero la capacità di resistere alle nuove sollecitazioni, di sostenersi e rinnovarsi con un meccanismo di autoregolazione naturali che oggi si tende a chiamare resilienza. Ma tutto questo, evidentemente, non è più sufficiente. Tant’è che l’anno scorso abbiamo promosso un lungo processo di lavoro con operatori ed enti sulle esigenze del settore forestale e uno degli aspetti emersi nell’area montana è che occorre porre una forte attenzione al valore di protezione che le nostre foreste esercitano nei confronti del territorio, soprattutto a fronte dell’abbandono di questo da parte degli agricoltori e delle dinamiche meteo intense».
Da qui l’esigenza della redazione di un programma strategico di protezione e manutenzione delle foreste. «Lo dovrebbero fare tutti i soggetti interessati insieme – prosegue il dirigente -: Regione, Comunità montana, Comuni, consorzi di bonifica, consorzi forestali, associazioni agricole. Spesso dico che il problema non sono i soldi che, naturalmente, bisogna cercare. Bisogna avere prima di tutto le idee e, in base a queste, trovare i soldi in modo continuativo. Non servono tante risorse tutte insieme, ma poche tutti gli anni. Con investimenti di 1 o 2 milioni di euro ogni anno per dieci anni si potrebbero attuare azioni di grande efficacia. Interventi importanti una tantum non servono in montagna, dove bisogna lavorare tutti gli anni».
Nella partita Calvo inserisce anche le imprese forestali e le segherie che sono un patrimonio vitale per la Valle: «Anche loro, insieme, potrebbero costruire un disegno di valorizzazione con regolari tagli di utilizzazione dei boschi – sempre Calvo -. Tagliare il bosco non è un danno, ma significa rinnovare e renderlo più resistente agli attacchi, oltre al fatto che abbiamo anche la possibilità di usare del buon legname».
Recentemente sono stati assegnati contributi ai territori per la manutenzione idraulica dei torrenti che è una componente importante della gestione del territorio, «mentre per le attività forestali grandi risorse non ce ne sono, se non quelle del Piano di sviluppo rurale che vengono abbondantemente utilizzate – sottolinea -. In un mondo come quello delle foreste, che vivono almeno 100 anni, non si possono risolvere i problemi da un anno all’altro, ma servono una prospettiva almeno quindicinale o ventennale ed un lavoro costante e continuativo». Agli enti – di tutti i livelli – è chiesto, pertanto, di passare dalle parole ai fatti ed assumere maggiore consapevolezza, perché la gestione del bosco è un problema prioritario con cui ci si deve confrontare in un territorio montano e che richiede scelte precise.
La superficie forestale è aumentata in regione e anche in provincia di Sondrio perché l’attività agricola si è ridotta e, di conseguenza, ci sono meno agricoltori che si prendono cura dei boschi. L’esempio di ciò lo si è visto nei giorni scorsi con piante abbattute da vento e piogge, canalette delle strade intasate, ruscelli con accumulo di fogliame e vegetazione.
«Se non c’è la pulizia ordinaria, man mano che passa il tempo e, soprattutto, con le piogge intense, l’acqua non defluisce e crea piccole o grandi frane e problemi – spiega Enrico Calvo di Ersaf -. Gli enti pubblici, a partire da Comuni e Cm hanno sempre meno personale che segue il territorio (una volta c’erano stradini e guardia-boschi) e sempre meno soldi per curare il territorio. I boschi sono costruiti secondo schemi e strutture che sono quelle di un tempo ed oggi non sono più adeguate al minor grado di lavoro che possiamo immettere sul territorio. In più, come accaduto in questi ultimi giorni e mesi, abbiamo avuto ondate di piogge violente dovute, come condividono gli scienzati, al cambiamento climatico. In alcune località in Valtellina - aggiunge il dirigente - sono caduti dai 250 ai 300 millimetri di acqua. Le piogge concentrate una volta erano eventi eccezionali, oggi si ripetono quasi tutti gli anni. Anche le raffiche di vento e gli episodi di tempesta, associati al climate change, hanno creato disastri. Si capisce che siamo in un contesto complesso e problematico all’interno del quale va modificata anche la gestione del bosco».
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