Frontalieri, i sindacati: «Sanata un’ingiustizia»

«É stata sanata un’ingiustizia e compiuto un primo passo importante per la stabilizzazione delle regole per i frontalieri». Lo dicono i responsabili nazionali del comparto frontalieri, Giuseppe Augurusa, per la Cgil, Marco Contessa, per la Cisl, e Pancrazio Raimondo, per la Uil, che in un comunicato stampa diffuso ieri tornano sull’intesa raggiunta martedì a Roma al Ministero dell’Economia e finanza alla presenza del ministro Giancarlo Giorgetti definendola «un importante passo nella risoluzione delle problematiche aperte dopo l’approvazione della legge del 30 giugno 2023 sulla tassazione dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera - dicono -, anche in seguito alla mobilitazione dei lavoratori frontalieri dei mesi scorsi».

Un passaggio nodale di cui abbiamo dato ampiamente conto nei giorni scorsi, in base al quale tutti i vecchi lavoratori frontalieri, assunti in Svizzera prima del 17 luglio 2023, avranno garantita la parità di trattamento dal punto di vista del prelievo fiscale anche se tenuti a pagare le tasse in parte in Svizzera, al 75%, e in parte in Italia, al 25%. É il caso, quest’ultimo, dei lavoratori della provincia di Sondrio in Ticino, ad esempio, 600 in tutto, che dal 1° gennaio sono trattati come nuovi frontalieri anche se lavorano da anni in Svizzera solo per il fatto che il Ticino riconosce frontalieri sono coloro che vivono entro i 20 chilometri dal proprio confine cantonale non dal confine Svizzero in senso lato.

Giorgetti, per sanare la situazione “in house” dato che una rinegoziazione con gli Svizzeri sarebbe stata improduttiva, ha proposto il ricorso a correttivi fiscali in Italia per questi lavoratori che permettono loro di non pagare più tasse di quante ne hanno sempre pagate in Svizzera.

L’intesa al Mef, però, ha riguardato anche altri temi, come quello dei ristorni fiscali per i nuovi Comuni entrati nella fascia di confine in seguito alle misurazioni effettuate, in tutto 72, per i quali la quota del contributo statale avrà efficacia dal 2025 per l’anno fiscale 2024, mentre non è previsto il versamento di quote per gli anni precedenti, e si è parlato anche di stabilizzazione del telelavoro e di retribuzioni convenzionali opzionali per i lavoratori settimanali.

Rispetto al telelavoro resterà in essere fino alla data di entrata in vigore del protocollo di modifica dell’accordo europeo sul telelavoro la regola in base alla quale è possibile svolgere fino al 25% della propria attività di lavoro dipendente al proprio domicilio nello Stato di residenza senza perdere lo status di lavoratore frontaliere, mentre passi in avanti sono stati fatti anche rispetto al trattamento fiscale dei lavoratori frontalieri settimanali.

«Resta aperta invece la questione della tassa sulla salute - ricordano le parti sindacali - per la quale abbiamo espresso e ribadito in sede ministeriale la nostra contrarietà ampiamente motivata nei mesi scorsi e riferita alle regioni Valle d’Aosta, Alto Adige, Piemonte e Lombardia. Ancora inattuata, poi, a 12 mesi dalla sua approvazione - insistono i sindacati -, quella parte dell’accordo del 30 giugno 2023 riferito all’adozione della Naspi di vantaggio e resta irrisolta anche la questione dell’assegno unico universale, malgrado la procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea sul nostro paese proprio a seguito di un’iniziativa sindacale. Tutte questioni sulle quali invitiamo ancora una volta il Ministero del Lavoro a procedere con la dovuta convocazione».

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