Potrebbe aprirsi con un altro rinvio l’udienza preliminare che si terrà domani, alle 10.30, a Palazzo di giustizia, per decidere se mandare a processo o meno gli imputati per la morte di tre persone sotto la frana del Nevasco di Chiareggio del 12 agosto 2020. La prima udienza, l’11 luglio scorso, era stata rinviata a causa dello sciopero nazionale delle Camere penali, cioè degli avvocati, mentre oggi tutto dovrebbe procedere regolarmente salvo il fatto che, nell’aria, c’è la richiesta delle parti offese di chiamare in giudizio il Comune di Chiesa in Valmalenco quale responsabile civile dell’accaduto, cioè l’ente cui rivolgersi in sede di risarcimento dei danni.
Data per certa la presentazione dell’istanza, in primis da parte dei genitori di Alabama Guizzardi, la bambina di 10 anni rimasta travolta dall’enorme massa detritica, e che già a luglio erano giunti a Sondrio al fianco del loro avvocato, Paolo Patacconi, del foro di Verbania, annunciando di volersi costituire parti civili.
A quel punto il giudice per le indagini preliminari, Fabio Giorgi, quasi sicuramente si riserverà di decidere, di cui il probabile rinvio dell’udienza ad altra data. E proprio in ragione del fatto che dovrebbe trattarsi di un’udienza tecnica, non è attesa la presenza degli imputati, cioè del sindaco di Chiesa in Valmalenco, Renata Petrella, difesa da Francesco Romualdi, del foro di Sondrio, e da Mario Petrella, del foro di Avezzano (L’Aquila) e zio dell’imputata, degli ex sindaci Miriam Longhini, Christian Pedrotti e Fabrizio Zanella e neppure del tecnico dell’Ufficio lavori pubblici dell’Unione dei Comuni lombarda della Valmalenco, Elio Dioli, l’ultimo ad essere raggiunto da avviso di garanzia.
La prima persona coinvolta era stata l’attuale sindaca Petrella, poi erano stati chiamati in causa, insieme, i tre ex sindaci, e infine il tecnico Dioli, questi ultimi difesi dall’avvocato Gino Ambrosini, del foro di Sondrio. Quella in campo non è una partita facile, perché il Nevasco, in quell’occasione, si era portato via tre vite. Oltre alla giovanissima Alabama, che aveva compiuto gli anni proprio quel giorno, anche i genitori del suo amico Leonardo, ovvero, Gianluca Pasqualone, 45 anni, e Silvia Brocca, 41, residenti a Comabbio, in provincia di Varese. L’unico a scampare a questa tragedia era stato il piccolo Leonardo Pasqualone, cinque anni appena, che era stato estratto miracolosamente vivo dalle macerie. Politraumatizzato e con una polmonite da inalazione che ha superato dopo 77 giorni, ma si è salvato. E provvidenziali, per lui, le mani dei primi soccorritori che sono giunti sul luogo della tragedia.
Da allora sono trascorsi quattro anni, ma a Chiareggio nessuno può dimenticare quanto accaduto. Pesanti le accuse mosse agli imputati perché si parla di omicidio colposo, disastro colposo e violazioni delle disposizione di Piano stralcio per l’assetto idrogeologico di Chiesa in Valmalenco.
Tutti i primi cittadini coinvolti, ricordiamolo, hanno chiesto e ottenuto di essere ammessi al regime di rimborso delle spese legali sostenute da parte del Comune nel caso in cui il procedimento penale si concluda con un provvedimento di archiviazione o con una sentenza di assoluzione.
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