Frana di Chiareggio, i legali delle vittime chiedono giustizia: «Le responsabilità devono emergere»

È andata esattamente come annunciato alla vigilia della seconda udienza preliminare per i fatti di Chiareggio del 12 agosto 2020, quando il Nevasco scaricò a valle 17mila metri cubi di materiale capaci di fare tre morti. Sotto i detriti rimasero Gianluca Pasqualone, 45 anni, la sua compagna Silvia Brocca, 41, residenti a Comabbio, in provincia di Varese, e Alabama Guizzardi, 10 anni compiuti e festeggiati quello stesso giorno all’alta quota malenca, residente con i genitori a Besnate, sempre nel Varesotto. Alabama era voluta salire sulla Dacia Sandero dei Pasqualone per tornare a casa insieme al piccolo Leonardo, cinque anni appena, figlio della coppia e amico della bambina, e, questo, purtroppo, le è costato la vita.

A salvarsi era stato solo Leo, politraumatizzato e in preda ad una polmonite da inalazione che ha richiesto 77 giorni per essere superata e, ieri, in aula, gli avvocati della parti offese hanno tirato fuori gli artigli. «Rappresento la parte offesa, il piccolo Leo Pasqualone, rimasto orfano di mamma e papà - ci ha detto l’avvocato Paolo Patacconi, del foro di Verbania – e ci siamo costituiti parte civile nel procedimento e, allo stesso modo, abbiamo chiamato in causa anche il Comune di Chiesa in Valmalenco ai fini della responsabilità civile dell’accaduto». In pratica, se si andrà al processo e in caso di condanna, in sede risarcitoria del danno le parti offese si rivolgeranno non solo agli imputati, ma anche al Comune di Chiesa in quanto tale.

«Anche noi ci siamo costituiti parte civile - ha detto Ettore Franzi, avvocato del foro di Verbania e legale della parte offesa Alabama Guizzardi -. Rappresento Alabama, i nonni, i genitori, che sono qui presenti, come lo sono stati l’11 luglio scorso, in occasione della prima udienza e come lo saranno sempre, per tutta la durata del procedimento, nel caso di rinvio a giudizio. Loro sono ancora profondamente scossi e addolorati per la perdita della giovane figlia, ma vogliono partecipare a tutte le udienze e noi ci aspettiamo, veramente, che se si sono state responsabilità in questa vicenda possano emergere in toto».

Non erano presenti in Tribunale, invece, gli imputati per i fatti di Chiareggio, il sindaco Renata Petrella, difesa dall’avvocato Francesco Romualdi, del foro di Sondrio, e dall’avvocato Mario Petrella, del foro di Avezzano (L’Aquila) e zio del primo cittadino, così come non c’erano gli ex sindaci di Chiesa chiamati in causa, ovvero Miriam Longhini, che per 10 anni ha amministrato la località, preceduta da Christian Pedrotti e da Fabrizio Zanella. E non c’era neppure Elio Dioli, responsabile dell’Upop, l’Ufficio lavori pubblici dell’Unione dei Comuni lombarda della Valmalenco, oggi in pensione. Tutti assistiti, questi ultimi, dall’avvocato Gino Ambrosini del foro di Sondrio che, ieri, all’unisono con Francesco Romualdi, ha anticipato di voler richiedere il giudizio abbreviato in caso di rinvio a giudizio «perché questa è la strategia difensiva che abbiamo concordato», hanno detto.

In aula il pubblico ministero Stefano Latorre, titolare del poderoso fascicolo, e il giudice Fabio Giorgi, che si è riservato di pronunciarsi sulla chiamata in causa del Comune di Chiesa e di fissare la data della terza udienza preliminare. Ricordiamo che tutti gli imputati sono accusati di omicidio colposo, disastro colposo e mancata osservanza del Piano stralcio di assetto idrogeologico di Chiesa in Valmalenco e ciò lascia intuire si ipotizzino delle negligenze nel garantire la sicurezza dei luoghi anche in termini di attivazione degli alert di protezione civile.

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