Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 17 Aprile 2019
Foreste in Valle, la salute è precaria
Nello studio presentato a Milano, Ersaf misura il polso ai boschi lombardi
Cresce la superficie ma peggiora la qualità - Scarsa manutenzione e dati sui tagli del legname ancora insoddisfacenti.
Ersaf, l’ente regionale per i servizi all’agricoltura e alle foreste, misura il polso ai boschi lombardi e lo fa attraverso l’undicesimo “rapporto sullo stato delle foreste in Lombardia” che prende in esame i dati del 2017 e che è stato presentato nei giorni scorsi nell’ambito del Festival dell’ambiente e della sostenibilità.
La provincia di Sondrio con i suoi 125.095 ettari di bosco, pari al 20% dei boschi lombardi, è la seconda in Lombardia per estensione di superficie boscata, con un indice di boscosità pari al 39%. Una superficie considerevole che negli ultimi 15 anni è andata gradualmente aumentando a una media di 260 ettari/anno e continua ad aumentare prendendo il posto di pascoli e coltivazioni, soprattutto nelle zone rurali divenute gradualmente più marginali a seguito dei cambiamenti socio-economici che a partire dagli anni Cinquanta hanno caratterizzato la montagna.
Questo è il primo dato, a cui seguono le conseguenze, «che non sono positive - dicono da Ersaf -. La biodiversità sovente diminuisce, specialmente verso le quote più alte, dove zone aperte di prateria pascoliva si ripopolano di specie arbustive e arboree che impoveriscono la mappatura ambientale; anche il paesaggio ne risente profondamente come nel caso dei versanti terrazzati e dei maggenghi più scomodi, il cui abbandono lascia rapidamente il posto al bosco, cancellando un patrimonio di beni culturali, memoria dell’identità collettiva e fondamentale componente dell’offerta territoriale».
Se a questo si aggiunge una diffusa scarsa attenzione alla cura del bosco che, particolarmente nella zona di bassa e media montagna sta divenendo sempre più impenetrabile e indifendibile in caso di incendi (nel 2017 in provincia di Sondrio 20 incendi hanno interessato una superficie di 522 ettari), oltre che problematico per la tutela idrogeologica di versanti geologicamente fragili, «il quadro delineato diventa preoccupante». E poco conta che nel 2017 la superficie interessata dai tagli rispetto al 2016 sia cresciuta del 20%, passando da 1031 a 1226 ettari, corrispondenti a circa il 10% della superficie boscata provinciale; in corrispondenza, anche la massa legnosa richiesta al taglio ha segnato un +27% rispetto all’anno precedente: è passata da 82.356 a 104.688 metri cubi, derivanti per il 26% dai boschi cedui e per il 74% dai boschi ad alto fusto». Della massa legnosa complessiva richiesta al taglio il 43% è destinato a finalità energetica, mentre il 57% è costituito da legname d’opera; per quest’ultima destinazione d’utilizzo la provincia di Sondrio si colloca al primo posto in Lombardia con il 43% del volume complessivo di legname da opera richiesto a livello regionale.
«La massa richiesta al taglio di fatto è comunque ancora largamente inferiore alle capacità produttive, rappresentando solo circa il 16% (50-60% nelle province di Trento e Bolzano) dell’accrescimento complessivo annuo dei boschi valtellinesi stimato in 668.560 mc/anno - si specifica -. Se ciò contribuisce a aumentare l’aspetto quantitativo del capitale legnoso presente nel bosco, attualmente attorno a 218 mc/ha, la mancanza di adeguati prelievi non consente di migliorare l’aspetto qualitativo e di fatto si va accumulando legname sempre più invecchiato e di scarsa qualità a scapito dell’economia dell’intera filiera del legno».
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