Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 31 Gennaio 2019
«Facoltà scientifiche non solo al maschile». Oltre gli stereotipi
Sondrio, due studentesse degli Usa hanno raccontato la loro esperienza alle studentesse valtellinesi.
Diventare una “Stem-woman” è possibile. Iscriversi cioè a facoltà scientifico-matematico-tecnologiche o ad ingegneria per fare di questi studi una professione futura. Lo hanno dimostrato, raccontando la loro personale esperienza, Nicole Goridkov e Iris Abranthes arrivate direttamente a Sondrio dagli States.
La prima originaria del Texas, la seconda di Miami, entrambe studentesse al Mit di Boston (Massachusetts institute of technology) hanno incontrato nella mattinata di ieri circa 100 ragazze del liceo Piazzi Lena Perpenti e dello scientifico Donegani, in veste di testimonial del progetto promosso dal Soroptimist Club Sondrio “Si fa Stem”, acronimo di Science, technology, engineering and mathematics, per indicare i corsi di studio volte a incrementare la competitività in campo scientifico e tecnologico.
«Inseguite i vostri sogni, dedicatevi alle vostre passioni, raccogliete le sfide e non abbiate paura di cimentarvi in questo campo, che regala grandi soddisfazione» il messaggio che le due americane hanno dato alle giovani valtellinesi. A condurre la mattinata, come un fiume in piena, in un “American-English” comprensibilissimo è stata Goridkov, che si sta specializzando in ingegneria meccanica, mentre Abranthes al Mit ha preferito ingegneria biologica. «Perché abbiamo voluto questa giornata? Semplicemente perché in Italia è ancora scarso il numero di donne iscritte a queste facoltà, il 32% contro il 68% di maschi - ha dato il via, snocciolando dati, ai due incontri Giuseppina Montecalvo, presidente del Soroptimist del capoluogo -; il quadro peggiora nei dottorati dove il 78% “parla” al maschile. Il nostro obiettivo è quello di far crescere il numero di “donne-Stem”, aiutandole a fare scelte consapevoli superando gli stereotipi di genere».
Appassionata di robotica, Goridkov ha spiegato perché la sua scelta è caduta su ingegneria meccanica: «Adoro le costruzioni, mi piace costruire con le mani e amo i robot». Tanto che si è cimentata nella creazione di giocattoli robotizzati: «La mia materia preferita è fisica. Lo so, è una disciplina difficile - ha ammesso -, ma è proprio per quello che mi piace: perché amo le continue sfide e mettermi in gioco».
Entrare al Mit non è semplice, «ma non precludetevi nessuna strada. Anche il mio percorso è stato laborioso: ce l’ho fatta e ne vado orgogliosa, perché posso fare e studiare quello che più mi piace». Anche se nell’esclusivo college di Boston - metà degli iscritti sono ragazze, metà ragazzi - le due studentesse si possono concedere anche divertenti momenti di svago, cimentandosi anche con diverse discipline sportive, essendo il mondo universitario “a stelle e strisce” diverso da quello accademico italiano.
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