Esercitazione nell’Adda: ecco la spugna che ripulisce fiumi e laghi dagli idrocarburi

Castione Andevenno

Una squadra speciale antinquinamento e una spugna capace di assorbire gli idrocarburi finiti in acqua e di renderli riutilizzabili.

Si è concretizzato martedì mattina con la prova pratica lungo l’Adda il progetto cui il Gruppo di Protezione civile di A2A guidato da Roberto Corona e l’Indomita del patron Benedetto Del Zoppo stanno lavorando da un anno.

L’esercitazione, nel tratto di fiume davanti alla sede dell’Indomita a Castione in cui è stato simulato l’inquinamento (tutta fantasia, nessun genere di idrocarburo o altro è stato immesso nel fiume), è stata seguita da sindaci e amministratori comunali, ma anche dalle autorità militari, da molti volontari e dalla consigliera regionale Silvana Snider. Tutti curiosi di capire come poter intervenire in tempi rapidi a difesa dell’ambiente, pur sperando di non doverne avere bisogno.

«L’intento con cui è stata organizzata la prova esercitativa fluviale – spiega Corona – è proprio quello di mostrare le possibilità che il Gruppo bonifiche fluviali A2A ha di intervenire su eventuali sversamenti di inquinanti nelle acque. E di farlo con grande efficienza e velocità grazie a questo materiale la cui prima dotazione è stata donata da A2A».

Del Gruppo sono entrati a far parte anche alcuni atleti dell’Indomita che hanno così messo a disposizione competenze e abilità sportive nel condurre i mezzi sull’acqua. Come il gommone usato per l’esercitazione.

La squadra è stata dotata di una barriera da posare in acqua per arginare l’inquinamento e delle “spugne” realizzate dalla T1 Solutions, cleantech bresciana che ha sviluppato questo prodotto unico al mondo e brevettato nel 2015 in grado di assorbire le sostanze inquinanti. Sulla riva a seguire il lavoro c’era Alessandro Taini, l’amministratore delegato dell’azienda partita come startup.

«Il tema degli sversamenti degli idrocarburi in acqua è purtroppo centrale – ha detto Taini -. Ogni anno in Italia abbiamo notizie di 50/60 casi di inquinamento simili a quello che simuliamo oggi. Anche l’Ispra sta lavorando a nuovi protocolli per consentire interventi tempestivi. Questo è un progetto pilota importante».

Per capire di cosa stiamo parlando basti pensare che un litro di olio può inquinare un milione di litri di acqua. «Questa soluzione consente interventi rapidi e semplici al tempo stesso» ha sottolineato Taini ricordando il caso di qualche anno fa alle Canarie: «Con 10 volontari, 40 tappeti abbiamo smaltito 57 tonnellate di olio in 4 giorni».

La squadra di Protezione civile dopo aver isolato il tratto di fiume interessato dallo sversamento ideale ha steso i tappeti di Foamflex200, così si chiama il prodotto approvato dal ministero dell’Ambiente. Le spugne possono assorbire, fino a circa 25 volte il loro peso, qualsiasi idrocarburo consentendo di recuperarlo dopo averlo estratto tramite “strizzatura” e podssono essere utilizzate 200 volte. La strizzatura avviene con appositi macchinari realizzati sempre dalla T1 Solutions.

Alla fine della prova in acqua, per mostrare il funzionamento della spugna, in riva all’Adda è stato allestito un piccolo esperimento immettendo dell’olio in una vasca d’acqua e recuperandolo poi con il Foamflex200. «L’assorbimento avviene per contatto e capillarità – ha spiegato il responsabile tecnico, Giorgio De Vitalis -: quando la spugna viene appoggiata la performance principale ha luogo nell’acqua per contatto, poiché vi galleggia sopra esattamente come l’olio e gli idrocarburi, con le celle che li assorbono rapidamente trattenendoli all’interno. Se da un lato c’è selettività per l’acqua, dall’altro non c’è selettività rispetto alla tipologia di idrocarburi e oli assorbibili, che possono quindi essere di origine minerale, sintetica o il comune olio d’oliva usato per cucinare».

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