
Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 28 Novembre 2021
«Era un grande,
ma sempre umile»
Le esequie Don Bricola ai funerali di Sozzani: «Con una posizione di prestigio non dimenticava da dove arrivava»
«Renato ci ha consegnato un insegnamento grande, che tutti noi siamo chiamati a portare avanti. Pur avendo rivestito incarichi di prestigio, non si è mai dimenticato da dove è partito: è proprio nell’umiltà e nella semplicità che risiede la grandezza di un uomo».
Il ricordo
Sono queste le parole che don Christian Bricola, arciprete di Sondrio, ieri ha consegnato – durante l’omelia esequiale – ai parenti e ai tantissimi amici di Renato “Tato” Sozzani, riunitisi in collegiata per dare l’estremo saluto all’anima dell’ospitalità valtellinese.
«Ha iniziato – così ha continuato l’arciprete – da giovane lavando 3.000 bicchieri al giorno in un ristorante: questa esperienza se l’è portata sempre con sé durante la sua vita e, se è stato quello che è stato, è proprio perché non si è dimenticato delle basi».
Tanta semplicità e grande accoglienza, sempre. Proprio per questo ieri pomeriggio erano tutti occupati i posti della chiesa, segno di una Valle riconoscente e che ha voluto esserci per stringersi, anche solo idealmente, alla moglie Iole, in prima fila assieme alle figlie Adriana e Paola e alle loro famiglie. Toccante il ricordo dei nipoti Gianluca, Giulia, Marianna, Margherita e Caterina che, al termine della messa, hanno salutato in maniera speciale il loro nonno.
«Gli incarichi pubblici – ha così esordito il nipote Gianluca – che tanto lo appassionavano non gli hanno mai impedito di trovare sempre del tempo speciale per ciascuno di noi: anche solo una telefonata ci faceva comprendere quanto fossimo importanti nella sua vita». Una figura su cui contare, insomma, specialmente per il fatto che «per ognuno ha avuto sempre il giusto consiglio: ci ha trasmesso con leggerezza quei veri valori nei quali credere sempre».
Proprio per questo motivo «dobbiamo rendere grazie al Signore per tutto quello che ha fatto per la Valtellina», ha aggiunto don Bricola. «Senza però dimenticarci che Renato è stato anche, e soprattutto, un marito, un padre, un nonno, che tanto ha insegnato alla sua famiglia».
Traendo spunto dalla lettura di Isaia, l’arciprete ha aggiunto che «per parlarci del Paradiso, il profeta allude a un banchetto di grasse vivande: Dio, dunque, pensa sempre al meglio per noi e ci prepara una tavola bellissima, ricca di tutto». Un po’, insomma, come quell’attenzione ai dettagli che sempre ha contraddistinto il numero uno per anni di Confcommercio e Federalberghi.
«Mi viene naturale, allora, pensare a tutte le finezze che, nel corso della sua carriera, Renato ha avuto per i suoi ospiti: ogni volta ha fatto un po’ quello che fa Dio per noi, a dimostrazione che la nostra vita lavorativa non è un qualcosa di sganciato dalla fede». Tato, dunque, «è già in Paradiso, proprio quello che già qui sulla terra aveva iniziato a costruire: se, infatti, siamo persone generose e accoglienti ora, anche un domani continueremo ad esserlo», ha concluso don Christian.
«Superavi sempre i problemi»
Tra i presenti c’erano anche i vertici della Bps, Mario Alberto Pedranzini e Francesco Venosta, e Loretta Credaro, presidente di Confcommercio e della Camera di Commercio, che ha voluto fare memoria dell’amico e del prezioso collaboratore. «Con il tuo modo di accogliere le persone – ha detto – hai fatto tantissimo per il nostro turismo. Con tuo modo di relazionarti ogni volta sei riuscito ad affrontare in maniera serena tutti i grossi problemi che ti si sono parati davanti». Per questo motivo «come comunità dobbiamo davvero ringraziare te e la tua famiglia: se tutte le persone che ti sono riconoscenti e per le quali tu hai fatto qualcosa oggi fossero qui, non basterebbe davvero l’intera collegiata».
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