Cronaca / Sondrio e cintura
Domenica 17 Gennaio 2021
Effetto zona rossa
Centro strapieno
e rabbia nell’aria
Negozi, bar e mercati affollati in città I commercianti: «Non siamo interruttori Se va avanti così, qui salta tutto»
Un caso, una reazione psicologica, la scelta consapevole di godersi fino all’ultimo le possibilità concesse dalle regole vigenti o semplicemente l’abitudine a ritrovarsi il sabato mattina, fatto sta che per una cosa o per l’altra, ieri, alla vigilia dell’introduzione della nuova zona rossa - ed è stato così all’annuncio di ogni nuovo lockdown -, il centro città brulicava di persone.
Una sorta di euforia isterica a fare da contraltare alla rabbia e all’indignazione cupa dei commercianti nei loro negozi per le ultime ore prima del nuovo stop.
Ieri mattina in una piazza Garibaldi finalmente sgomberata dalla neve che ancora ne copriva quasi per intero la superficie, i soliti capannelli di persone a godersi chiacchiere e sole caldo, molte famiglie con bambini piccoli, liberi dunque da impegni scolastici, e un via vai da normale sabato mattina.
Tanta gente anche fuori dai bar aperti con il servizio da asporto - di disobbedienti in centro non se ne sono visti né venerdì, né ieri - a sorseggiarsi il caffè del mattino e tra le bancarelle del mercato.
E poi persone a passeggio in corso Italia, in galleria Campello, in via Dante e Beccaria, in tutto il quadrilatero sondriese dello shopping - noto ai più “datati” con il meno elegante nome di “giro degli stupidi” - a guardare le vetrine dei saldi «che - ricordano amareggiati i negozianti di abbigliamento e scarpe - sono iniziati il 7 gennaio e finiscono oggi».
Già perché il passaggio da zona arancione a rossa porta con sé una nuova serrata obbligatoria per tutti gli esercizi commerciali ad eccezione di alimentari e beni di prima necessità. Che, semplificando quanto indicato nel decreto ministeriale, si traduce nella chiusura dei soli negozi di abbigliamento uomo-donna, pelletterie e calzature (da adulti), articoli da regalo e gioiellerie.
Un po’ poco per un lockdown che si pone l’obiettivo di far stare la gente a casa, più che sufficiente per far scattare la rabbia di chi dovrà abbassare le serrande vedendo quelle dei colleghi a fianco aperte solo perché, ad esempio, vendono biancheria intima o abbigliamento per bambini. Criteri che già avevano fatto storcere i nasi in autunno e che ora, con un grado di sopportazione arrivato al limite, provocano reazioni di rabbia e sconforto. In gioco c’è la tenuta economica e sociale dell’intero settore. I commercianti: «Non siamo interruttori Se va avanti così, qui salta tutto»
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