Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 26 Marzo 2018
È scomparso Alberto “Titi” Grazioli
Una potenza nello sport e nella vita
Lutto in Valle. Classe 1941, laureato in chimica, da tempo viveva con la famiglia a Milano. Da ragazzo imbattibile a tennis, da adulto maestro di vita: dava ripetizioni gratuite ai ragazzi.
È mancato a Milano, dove risiedeva da molto tempo, Alberto Grazioli, uno degli sportivi valtellinesi che hanno segnato gli anni 60 e 70. Classe 1941, figlio di Fulvio, indimenticato professore del liceo Classico al quale è stato intitolato il Museo Mineralogico del capoluogo, Alberto, per gli amici “Titi” si rivelò ben presto nel tennis, tanto da vincere il suo primo titolo provinciale all’età di 15 anni, superando in finale Dario Patriarca, che era il suo insegnante di lettere al liceo Piazzi. La sua bravura non era passata inosservata, tanto che il suo nome aveva inaugurato nel 1958 la lista dei Premi Panathlon di Sondrio dedicata agli studenti-atleti.
Nel tennis Grazioli dominò in campo provinciale, arrivando a ottenere ben 21 titoli provinciali, di cui 7 nel singolare.
«Alberto, autodidatta, non aveva una tecnica di gioco molto sviluppata, però riusciva a supplire con il suo straordinario atletismo – ricorda Orlando Salomoni che prima di divenire maestro, era il suo principale avversario a livello locale –. Riusciva a metterti in difficoltà con la sua grande mobilità. Non fu mai interessato a essere punteggiato, ma nei tornei estivi soprattutto a Chiesa Valmalenco batteva regolarmente le teste di serie. Continuò l’attività anche come Master, vincendo un’edizione della Coppa Italia come componente un club affiliato in provincia di Como. Lo ricordo come un ragazzo gioviale, che giocava con rara sportività».
Ma “Titi” non si dedicò solo alla racchetta: era un eclettico. Nell’atletica praticava il salto in alto, il lungo e il lancio del giavellotto. Era un decatleta in potenza. Sapeva anche sciare bene, anche se non disputava gare.
Non va dimenticato che difese i colori del Basket Sondrio per quattro stagioni, inserito nel quintetto base. «Era un contropiedista formidabile – ricorda Gianfranco Pini, suo compagno di squadra –. Bastava lanciarlo e lui nella palestrina rialzata della Gil non aveva avversario che fosse in grado di fermarlo, perché la sua accelerazione era vincente. Erano gli anni eroici della pallacanestro, quando capitava spesso di giocare all’aperto nelle mattinate domenicali del periodo invernale. Alberto era una persona molto gradevole: era semplice, educato, aperto ai problemi degli altri.
Laureato in chimica, durante il servizio militare sottotenente degli Alpini, a capo del Distaccamento Sciatori di La Thuile, aveva svolto la sua attività professionale in alcune aziende milanesi. Da anni si era dedicato al volontariato. In particolare, si metteva a disposizione gratuitamente per insegnare chimica a chi ne avesse bisogno. Era sorretto da una profonda fede cristiana». I funerali di Alberto Grazioli, che lascia la moglie Luisa con le figlie Anna e Giulia, oltre al fratello Massimo, si sono svolti sabato a Milano.
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