Cronaca / Sondrio e cintura
Giovedì 17 Dicembre 2015
È padre Gianni Nobili il Ligari d’argento 2015
Sarà lui, giovedì alle 17,30 in municipio, a ricevere il riconoscimento istituito dal Comune per onorare i sondriesi «che si siano particolarmente distinti per l’impegno profuso per la crescita civile e sociale della città».
È padre Gianni Nobili il “Ligari d’Argento” 2015. Sarà lui, giovedì alle 17,30 in municipio, a ricevere il riconoscimento istituito dal Comune per onorare i sondriesi «che si siano particolarmente distinti per l’impegno profuso per la crescita civile e sociale della città».
La decisione è stata presa ieri dalla giuria composta dal primo cittadino Alcide Molteni e dagli ex sindaci Alberto Frizziero, Flaminio Benetti e Bianca Bianchini.chiamato alla non facile scelta tra le cinque candidature pervenute. E sono stati proprio loro a spiegare le ragioni della scelta: «Il vincitore, padre Gianni Nobili, è stato quest’anno scelto a rappresentare la città con il Ligari d’Argento in forza del suo impegno di missionario nel mondo teso ad affrontare il tema della dignità dell’uomo a prescindere dal colore, dal pensiero, dalla religione e dalla collocazione sociale. L’attualità dell’accoglienza dell’altro trova nelle soluzioni e nell’impegno di Padre Gianni la proposta che la nostra Comunità è chiamata ad elaborare».
A partire dal dicembre ’68 padre Gianni opera in terra africana mantenendo comunque i contatti con gli amici sparsi in Italia e con la comunità parrocchiale di Sant’Anna-Mossini e stabilisce di celebrare ogni mese una Messa speciale per i sostenitori e di raccontare la vita e le attività della missione e, come impegno a sostegno della missione, propone un gesto semplice e accessibile a tutti: il salario di un’ora di lavoro da spedire in Africa ogni mese.
Padre Gianni è stato in vari Paesi dell’Africa: ha vissuto in diretta il dramma razziale del Burundi, la dittatura di Mobutu in Zaire e le assurde contraddizioni del Congo e del Kenya, un paradiso per i turisti europei e un inferno per milioni di baraccati.
In Burundi, dopo il genocidio del 1972, decide di aprire la missione ai laici volontari italiani nell’impegno di ricostruzione che tenta di portare avanti con la gente; poi con il servizio laicato missionario, un impegno nuovo ancora tutto da inventare in cui si butta con grinta e fantasia.
In Zaire, immerso in un’esperienza “classica” di missione nella savana, dove si opera su distanze di centinaia di chilometri, oltre al lavoro pastorale, il suo impegno tocca parecchi fronti: dalle scuole, alle strade, ai pozzi, agli ospedali, con l’aiuto di tanti bravi volontari .
A Nairobi, in Kenya - dove chiede espressamente di essere trasferito – nella baraccopoli della periferia di Korogocho, sperimenta un modo nuovo di fare missione che va oltre le abitudini e le strutture tradizionali, buttandosi in mezzo ai poveri condividendo in tutto la loro vita e la loro lotta. E poi ancora nel ghetto di Chicago.
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