Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 09 Agosto 2019
Due orsi ad Aprica. Ma sono nel recinto
I plantigradi - un maschio e una femmina - sono giunti domenica all’Osservatorio eco-faunistico. Erano stati sequestrati in Bulgaria perché tenuti in modo non ottimale. Diventeranno l’attrazione delle Orobie.
Lo aveva annunciato qualche settimana fa il direttore dell’Osservatorio eco-faunistico alpino di Aprica, il biologo Bernardo Pedroni. Domenica scorsa, dalla Bulgaria, dopo un trasferimento di oltre 24 ore, a bordo di un mezzo climatizzato, sono stati portati ad Aprica due esemplari di orso bruno, per essere ospitati nell’Osservatorio. Si tratta di due esemplari adulti di orsi bruni dei Balcani, di 16 e 15 anni, sequestrati dal Governo bulgaro in quanto tenuti in condizioni «non sufficienti a garantire il loro benessere animale».
Nello specifico, «il maschio è stato sequestrato alcuni anni fa ad un circo itinerante che lo deteneva fin da cucciolo – spiega Pedroni -, mentre la femmina era stata allevata all’interno di un recinto di pochi metri quadrati, in un centro di allevamento di orsi (ora definitivamente chiuso) per essere rilasciato ad uso venatorio, così come si fa in Italia con lepri o fagiani. Tenendo conto che un orso in cattività può vivere anche oltre i 30 anni, si è optato per accogliere due esemplari di “mezza età” per evitare che, come capita spesso, rovinino eccessivamente giocando e scavando, come fanno gli orsi giovani, l’area a loro disposizione rappresentata da circa un ettaro di bosco misto di conifere, con un ampio laghetto, pascolo e due grotte artificiali dove potersi riparare, mangiare e trascorrere in tranquillità l’ibernazione invernale».
Alla presenza del sindaco di Aprica Dario Corvi, dell’assessore al turismo Andrea Negri, del direttore del Parco delle Orobie Valtellinesi Claudio La Ragione e del direttore dell’Osservatorio Bernardo Pedroni, gli orsi, una volta arrivati nella località, sono stati trasferiti al Palabione dove si trova l’area faunistica. Il tutto sotto la costante supervisione di un’équipe di veterinari specializzati che ha seguito gli orsi fin dalla Bulgaria, dove si erano recati anche precedentemente per le vaccinazioni e i trattamenti sanitari obbligatori. Le capienti casse da trasporto per orsi, una alla volta, con meticolosità e precisione, sono state sollevate e collocate all’ingresso delle rispettive tane per far entrare gli orsi, attirati dal profumo di alcune mele valtellinesi.
«Per un breve periodo gli orsi non potranno essere fatti uscire nell’ampia area a loro disposizione – precisa Pedroni -, in quanto devono abituarsi alle loro grotte e considerarle un luogo sicuro, di loro proprietà e dove trovare regolarmente frutta, verdura, carne, pesce e anche miele. Il primo orso che verrà fatto uscire dalla tana, sotto la supervisione dei veterinari, sarà la femmina, la più sensibile, in modo da consentirle di monitorare con tranquillità l’intera ampia area con laghetto a disposizione. Subito dopo sarà la volta del maschio che, di sicuro, con un po’ di prepotenza vorrà padroneggiare. Gli orsi, infatti, già si conoscevano, ma a distanza, in quanto tenuti all’interno di due recinti adiacenti comunicanti con un cancello aperto saltuariamente e solo per brevi periodi per far condividere agli orsi lo stesso spazio».
I recinti sono stati costruiti dopo il sequestro degli animali in attesa di trovare una sistemazione definitiva, da Elena Tsingarska della società bulgara no-profit “Balkani Wildlife Society” in collaborazione, con Koen Cuyten, (Projet Coordinator) dell’Associazione olandese “Bears in mind”.
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