Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 04 Maggio 2021
Derivazione sul Mallero
Valmalenco, partono gli espropri
Notificati gli avvisi di esproprio per il maxi impianto di canalizzazione del Mallero. Un progetto dal cammino accidentato tra ricorsi e autorizzazioni. Comi: «È l’unico tratto naturale del torrente»
Dimenticata per qualche anno dopo la sentenza del 2018 del Tribunale superiore delle acque cui si era appellata Legambiente, sostenuta dall’Intergruppo acque della provincia di Sondrio (Iaps) su sollecitazione di Sandro Sozzani - era stata la sua ultima battaglia - per bloccarne l’iter, la grande derivazione delle acque del Mallero a San Giuseppe, in località Giovello, ad opera della Mallero Energia rispunta dall’angolo buio in cui era finita. Lo fa sotto forma di decreti di esproprio per pubblica utilità inviati nei giorni scorsi ai proprietari dei terreni interessati dalle opere per la realizzazione dell’opera.
Sembra dunque essere arrivata all’epilogo finale la complessa e contrastata vicenda che si trascina da anni da quando cioè la Mallero Energia chiese di trasformare la piccola derivazione delle acque del torrente in grande derivazione ottenendo un no nel dicembre del 2012, ribaltato in u sì nel 2015 quando la Regione pubblicò l’autorizzazione alle opere. A quel via libera si appellò Legambiente su spinta di Sozzani al Tribunale delle acque che però confermò l’autorizzazione.
Ora il recapito degli avvisi di esproprio fa assumere alla questione un tono per così dire definitivo.
Gli atti, che avrebbero dovuto essere inviati entro il 25 giugno 2020 e per i quali la società ha ottenuto la proroga al 29 luglio di quest’anno, sono stati accolti con una certa sorpresa da chi, come Michele Comi guida alpina della Valmalenco, ha seguito da sempre la vicenda e aveva sperato che con il venir meno degli incentivi economici l’operazione non fosse più considerata sufficientemente appetibile e dunque potesse fermarsi.
«E invece - dice Comi - l’assalto all’ultimo tratto naturale del Mallero pare essere arrivato in dirittura d’arrivo. Tanto, alla fine purtroppo, non ci accorgeremo di nulla. Ci siamo dimenticati dei luoghi dove viviamo, abbiamo lasciato la montagna senza difensori, vulnerabile allo sfruttamento e alla manipolazione, inevitabilmente trattata come una merce».
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