Delitto di Poggiridenti, l’omicida non sarebbe imputabile

C’è l’esito della perizia disposta a luglio dall’Ufficio dei gip del Tribunale di Sondrio su Luca Michele Iannello

Sondrio

Si conosce, finalmente, l’esito della perizia su Luca Michele Iannello, 24 anni, che la sera del 6 aprile scorso uccise a coltellate lo zio materno, Davide Conforto, informatico di 62 anni, nella villa abitata dalla vittima a Poggiridenti Piano.

Una dimora imponente, in via Masoni, che a dissequestro avvenuto, appare ora ancora più spettrale, immersa nel verde di un piccolo parco.

Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale, Fabio Giorgi, aveva deciso che il ragazzo, detenuto nella Casa circondariale di Monza, ma nel reparto Infermeria, fosse sottoposto a una perizia per verificare la sua capacità di intendere e volere al momento dell’omicidio, la pericolosità sociale e anche la sua capacità processuale, ossia di partecipare con piena consapevolezza al dibattimento nell’ipotesi di rinvio a giudizio.

Il gip Giorgi indicò nel dottor Pasquale Di Carlo del Cps (Centro psichiatrico sociale) di Ats Valtellina Alto Lario l’esperto che doveva rispondere alle domande del giudice. E il conferimento dell’incarico avvenne il 25 luglio. Ora abbiamo appreso che il perito ha trasmesso la relazione confermando «la non imputabilità di Iannello».

«Anche noi abbiamo conferito incarico a un nostro consulente di fiducia - spiegò l’avvocato valtellinese Renato Tognini del Foro di Milano, da qualche tempo rimasto da solo a difendere Iannello senza più il collega Matteo Sergi di Morbegno -. Si tratta di un dottore psichiatra criminologo forense e già consulente del Tribunale di Milano, ossia Mario Montero. E Montero ha incontrato Luca Michele Iannello, accolto nel reparto di Infermeria della Casa circondariale di Monza dallo scorso 22 aprile quando venne trasferito dal carcere sondriese, per valutarne l’eventuale aspetto di patologia clinica e fornire al ragazzo l’assistenza di cui necessita».

Quel maledetto giorno Iannello, incensurato e senza un’occupazione, si sarebbe svegliato nell’abitazione di Colda, dove risiede con i genitori, attorno alle 8.30, per poi uscire di casa dopo aver fatto colazione di casa. Ha inforcato quindi la bicicletta per raggiungere, come aveva fatto altre volte in passato, la villa dei nonni materni venuti a mancare alcuni anni prima e nella quale viveva lo zio Davide, da tempo ritornato in Valtellina dalla Sardegna, dove con moglie e un figlio risiedeva in provincia di Sassari.

Durante il percorso il giovane avrebbe assunto alcuni funghi allucinogeni. Nella dimora, a Poggi Piano, un’accesa discussione è nata fra i due, sfociata alle 11.30 nell’omicidio. Prima il tentativo di strangolare lo zio, mentre era seduto nella sala dove tiene il computer, poi tre fendenti dopo aver afferrato un coltello in cucina: due colpi allo stomaco, il terzo - che risulterà fatale, secondo l’autopsia - alla gola.

Soltanto diverse ore dopo, ossia alle 18.57, il giovane ha chiamato il numero unico di emergenza 112. Nella telefonata - durata una manciata di secondi - l’interlocutore si limitò a dire di avere ucciso una persona. Quando i carabinieri di una “gazzella” di Ponte in Valtellina, in quel momento i più vicini al luogo del grave fatto di sangue, raggiungono la villa di via Masoni, trovano Michele Luca nel giardino ad aspettarli.

La scorsa primavera i legali avevano ottenuto dal pm Daniele Carli Ballola, titolare dell’inchiesta, il permesso a fare visitare il giovane dallo psichiatra Montero e a incontrare, sempre in carcere a Monza, i genitori. Adesso, invece, ecco i risultati sulla perizia psichiatrica disposta dal gip. Che ha aiutato a fare luce sullo stato di salute mentale del giovane e, probabilmente, deciderà il destino processuale dell’indagato.

«Si pensi - disse l’avvocato Tognini - che, poche ore prima dell’omicidio, il mio assistito era reduce da un Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) a cui fu sottoposto, della durata obbligatoria di soli tre giorni, mentre altri tre sarebbero stati possibili unicamente con il suo consenso. C’è da chiarire anche questo aspetto».

Si fisserà l’udienza preliminare al termine della quale il gup sentenzierà il proscioglimento per la non imputabilità, disponendo, tuttavia, a carico del giovane la misura di sicurezza della durata di alcuni anni in un’apposita struttura fuori dalla Valtellina, che ne è sprovvista.

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