Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 30 Dicembre 2024
Dalla Valtellina e dalla Valchiavenna
a Como per l’apertura dell’anno giubilare
Pellegrini e autorità in cattedrale per la celebrazione con il cardinal Cantoni: «Dobbiamo renderci protagonisti di un’umanità riconciliata con Dio»
Oltre duemila persone hanno accolto l’invito a raggiungere Como, ieri pomeriggio, per il rito di apertura del Giubileo in diocesi. Molte più di quante erano attese, tanto che la basilica di San Fedele, dove ha avuto inizio la celebrazione stazionale, non ha potuto accogliere tutti i presenti. Anche in cattedrale, dove si è giunti dopo una processione per le vie del centro cittadino, i posti a sedere non sono stati sufficienti per tutti e molti hanno gremito in piedi ogni spazio disponibile. Così che il vescovo, cardinale Oscar Cantoni, ha affermato che era «uno spettacolo tanto commovente ammirare, con un semplice colpo d’occhio, questa vasta assemblea, composta da così numerose persone, di tutte le età e provenienze, con carismi e ministeri diversi, comprese le autorità civili e militari». Anche da Valtellina e Valchiavenna, con pullman e mezzi propri, sacerdoti e fedeli hanno raggiunto il cuore della diocesi, dove non sono mancati anche il prefetto Anna Pavone, il presidente della provincia, Davide Menegola, e il questore Sabato Riccio.
Dopo l’annuncio dell’anno santo, proposto in canto nella basilica di San Fedele, tutti i presenti si sono incamminati dietro all’antica croce di Rovenna, presa poi tra le mani dal cardinale Cantoni per aprire simbolicamente il portale della cattedrale. Lo stesso porporato, dopo l’ingresso di tutti i fedeli in chiesa, li ha aspersi con l’acqua benedetta e ha presieduto il solenne pontificale nella festa liturgica della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe. Una celebrazione che, su richiesta di papa Francesco, ieri è stata vissuta in tutte le diocesi del mondo.
«L’anno giubilare - ha affermato il vescovo Oscar nell’omelia - non può essere certo interpretato come una occasione per un ulteriore business, né semplicemente uno strumento di turismo religioso. È molto di più: una splendida occasione di ripartenza, una inedita via di rinascita che Dio mette a disposizione del suo popolo, dal momento che egli, con questo nuovo anno santo, ha spalancato sul mondo la porta della speranza, per renderci protagonisti di una umanità finalmente riconciliata con Dio, con noi stessi, con gli altri, con il creato». Richiamando il tema della speranza, centrale per il giubileo, il cardinale Cantoni ha sottolineato che «occorre imparare a distinguerla dal semplice ottimismo, dalla facile presunzione che tutto andrà bene, che tutto si risolverà sempre e automaticamente per il meglio. La speranza si manifesta in chi crede che il Signore, crocifisso e risorto, dà la forza di resistere anche quando molte cose stanno andando nel modo peggiore, cresce in chi non si rifugia in facili consolazioni. La speranza ci fa conoscere e affrontare il peso della vita, ci aiuta a elaborarlo e a sopportarlo». Secondo il vescovo Oscar, la speranza «dona la forza di resistere anche a chi sta vivendo un periodo di crisi nella fede e sta attraversando la notte oscura, quando Dio sembra in silenzio, assente, incomprensibile. Non c’è, infatti, uomo maturo nella fede che non abbia vissuto questi passaggi esistenziali, perché solo così si giunge a conoscere il vero Dio».
Venendo alla festa di ieri, quella della Santa Famiglia, il porporato ha affermato che «anche Maria e Giuseppe hanno attraversato momenti difficili, una vera crisi nella fede, come noi» e «hanno “messo a fuoco” a poco a poco la missione che Dio padre aveva riservato per suo figlio Gesù e così hanno corrisposto docilmente alla volontà di Dio, dando un orientamento preciso alla loro vita mediante una testimonianza esemplare, ricca di fede e di amore». Dall’esempio di Maria e Giuseppe l’invito che il cardinale Cantoni ha fatto a tutti è quello di avere «una speranza certa, accolta come dono che viene dall’alto» per «dare senso compiuto alla nostra vita ed amare i nostri fratelli e le nostre sorelle con cuore sincero».
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