Cronaca / Sondrio e cintura
Mercoledì 04 Ottobre 2017
Dal Tribunale uno stop al bullismo
Pene pesanti per due giovani teppisti
Sondrio, patteggiano rispettivamente quattordici e sedici mesi con la condizionale. In sei, tutti più grandi, avevano preso di mira e vessato uno studente di prima superiore.
Tecnicamente si chiama stalking. Poi ci sono le minacce, ma anche le lesioni e il sequestro di persona. Nel linguaggio comune si parla semplicemente di bullismo. Fenomeno odioso, da vigliacchi, da deboli costretti a prendersela con chi fa fatica a difendersi solo per potersi sentire qualcuno.
Succede anche nella tranquilla provincia di Sondrio. Ma forze dell’ordine e magistratura locale non ci stanno. L’altro giorno due giovani, poco più che maggiorenni, hanno patteggiato rispettivamente un anno e due mesi e un anno e quattro mesi, entrambi con la condizionale, per una serie incredibile di persecuzioni ai danni di un ragazzino di 14 anni, studente del primo anno di superiori nello stesso istituto dei bulli. Probabilmente pensavano di commettere dei semplici atti di nonnismo, poco più che una goliardata. Ma non ci vuole molto a mettersi nei panni della vittima e a vedere le cose da un’altra prospettiva.
I fatti risalgono al 2014. Per il giovane andare a scuola era diventato un vero e proprio inferno. Per sei mesi, quasi quotidianamente si trovava a dover fronteggiare la banda dei teppistelli dei quali era diventato il bersaglio preferito.
La banda. Sei contro uno e tutti più grandi. Ai bulli piace sentirsi in vantaggio. Due di loro erano già maggiorenni e sono finiti davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Sondrio. Degli altri quattro si occupa il Tribunale dei Minori di Milano. Qui ovviamente le sanzioni sono ben diverse: qualche mese di messa in prova e il debito con la giustizia è pagato. In pratica al giovane viene chiesto di aderire a un programma che tende alla risocializzazione e alla rieducazione del ragazzo che messo in atto comportamenti devianti.
Nessuno però, tranne il più grande del gruppo, avrebbe manifestato veri e propri segni di pentimento. Esaurita la fase penale (il patteggiamento non è impugnabile), si potrebbe aprire quella civile, con la richiesta dei danni agli imputati o, nel caso dei minorenni, ai loro genitori.
L’unico ad aver messo mano al portafoglio, finora, è stato il più anziano dei bulli, un giovane della Valchiavenna che ha già pagato una provvisionale da 10mila euro, oltre a essersi formalmente scusato per il proprio comportamento. L’amico di un anno più giovane che ha patteggiato sedici mesi, residente fuori provincia, sarebbe apparso invece convinto delle proprie ragioni.
Stando alle accuse, i sei delinquenti ci erano andati abbastanza pesante. Dalle prese in giro e alle battute offensive, non avevano difficoltà a passare ai ceffoni e ai pugni, arrivando a chiudere anche la propria vittima all’interno di uno dei bagni della scuola. In un’occasione, il ragazzo aveva anche dovuto umiliarsi leccando per terra tra le risate dei bulletti. Ha avuto però il buon senso di capire che da solo non ne sarebbe uscito e, anziché abbandonare la scuola come aveva pensato in un primo tempo, ha denunciato gli abusi attivando la giustizia.
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