Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 02 Aprile 2018
Da Chiuro all’Onu
L’esperienza mondiale di Chiara
La giovane ha vinto una borsa di studio per uno stage all’assemblea delle Nazioni unite «Un’emozione unica, difficile da descrivere a parole»
Varcare da protagonista la soglia della Hall dell’Assemblea generale, la più grande sala riunioni delle Nazioni Unite a New York. Proprio dove si riuniscono i 192 membri per discutere dei problemi globali. È un sogno, che si avvera per Chiara Baruta che ripercorrere con la memoria l’esperienza di stage appena vissuta al di là dell’oceano, calandosi nei panni di un diplomatico.
Dopo il diploma due anni fa al liceo scientifico Donegani, Chiara decide di iscriversi alla facoltà di Relazioni internazionali e Lingue - una doppia laurea - all’università dell’Essex in Inghilterra.
«Da piccola sognavo di fare il medico, ma mia mamma mi ha sempre spinta a viaggiare e, folgorante, facendomi capire quanto mi piacessero le lingue straniere e le culture del mondo, fu un viaggio in Australia». Aveva 16 anni e fu proprio mamma Simona a “spedirla” da parenti australiani per tre mesi d’estate.
Altra sua grande passione, la politica. Ecco perché la scelta di lasciare l’Italia, dove la facoltà che sta frequentando non c’è: «Mia mamma mi ha sempre supportata in ogni mia scelta e aiutata. L’estate scorsa ho deciso di fare domanda per una borsa di studio istituita dall’Associazione diplomatici italiana». Un progetto, che si chiama CwmUN, Change the world model United Nations, ovvero «una simulazione, in cui studenti ricoprono i ruoli degli ambasciatori all’Onu trattando temi globali».
Ci prova, ma senza nutrire chissà quali speranze, ma ad agosto scorso la sorpresa: «A distanza di due ore da un colloquio via Skype con domande molto specifiche arrivo la risposta: ero stata presa per lo stage».
Incredula, felice e quasi stordita Chiara ha subito comunicato la notizia alla mamma. E lo scorso 15 marzo da Londra è volata a New York, dove è rimasta sino al 22 marzo per questo stage «cui hanno partecipato 1.500 studenti italiani e altrettanti stranieri. Ognuno di noi si è calato nei panni diplomatici con l’obiettivo di portare a termine la mission, utilizzando tutte le policies dell’Onu discutendo con altri diplomati».
«Il mio sogno grande è proprio lavorare all’Onu. Non so ancora in quale ambito; mi piacerebbe la missione “Peace keeping”. Non finirò mai di ringraziare mamma. E permettetemi anche un grazie ad un mio docente del liceo, il professore di arte Giovanni Baruffi , che ha creduto in me: aveva capito la mia passione».
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