Covid, tornano ad aumentare i contagi nelle case di riposo. Ma i sintomi sono lievi

Il coronavirus non fa più paura come in epoca pandemica, ma è sempre lì, latente, alle volte ritorna e lascia il segno. E queste ultime settimane sono state connotate proprio da un ritorno di Covid di cui poco si sa, perché non è tracciato come un tempo, ma che costringe le realtà che ospitano persone fragili ad alzare la guardia.

Il riferimento è alle case di riposo e a tutte le strutture che ospitano anziani, disabili e persone fragili, dove la soglia di attenzione si mantiene alta. E dove in alcuni casi si è dovuto chiudere temporaneamente l’accesso ai visitatori o in toto o parzialmente, cioè rispetto ai singoli reparti dove è scoppiato di nuovo il contagio.

«Abbiamo avuto anche picchi di 30-35 pazienti contagiati - dice Antonio Grimaldi, presidente della Fondazione Casa di riposo Città di Sondrio -, però tutti paucisintomatici. Nessuno ha avuto bisogno di ricovero in ospedale e tutti sono stati curati in struttura, come siamo soliti fare con i nostri ospiti quando possibile. Come se si trattasse di una sindrome influenzale. Certo, la cosa ha comportato impegno, attenzione e cautela rispetto al contatto con l’esterno. La nostra direzione sanitaria è molto attenta e sensibile al tema, tant’è che abbiamo preferito chiudere agli accessi fintanto che la situazione non fosse rientrata. Qual è, perché ora abbiamo solo otto ospiti positivi, sempre con sintomi lievi, per cui ci riteniamo “fuori pericolo”, per così dire, e da domani, giovedì, riapriremo alle visite dei parenti. Con obbligo però di indossare la mascherina Ffp2, perché per il momento preferiamo ancora optare per una certa prudenza. Non c’è obbligo di legge, si intende, però ciascuna struttura e direzione sanitaria può introdurre delle misure in base alla situazione, e, noi, per il momento, preferiamo tenere ancora alta l’attenzione».

Anche nella Rsa “Fondazione Città di Tirano”, nelle ultime due settimane il Covid è tornato a fare a capolino, ma anche qui gli ospiti hanno avuto sintomi lievi e non preoccupanti. Tuttavia gli operatori sanitari sono tornati ad indossare la Ffp2 ed i camici protettivi nei soli reparti con contagio, rimasti temporaneamente isolati, e, certo, si è avuta l’impressione di essere tornati ai vecchi tempi. Ora la situazione è migliorata per cui, piano piano, si torna alla normalità.

Anche alla Rsa di Ponte in Valtellina, tre settimane fa è stato chiuso un piano per la presenza di contagio e la direzione sanitaria ha introdotto restrizioni temporanee, ma, ora, la situazione volge alla normalità.

Nessun caso Covid al momento alla Rsa “Madonna della neve” di Chiuro, assicurano dalla struttura «anche se consigliamo attenzione a chi viene a trovare i propri cari - dicono dalla direzione -. Non obblighiamo nessuno ad indossare la mascherina, però la consigliamo, questo sì, sia agli operatori sia ai visitatori».

Diciamo che viene rivolto loro il caldo invito, se così si può dire, perché l’obbligo di legge è decaduto il 30 giugno scorso e nessuna ulteriore misura preventiva o protettiva è stata introdotta a livello governativo. Ciascuna Rsa agisce in autotutela.

«Una certa preoccupazione c’è, è innegabile, perché sappiamo che all’esterno il contagio è presente - dice Italo Rizzi, presidente della Rsa “Ambrosetti - Paravicini” di Morbegno - però per il momento non abbiamo introdotto delle misure restrittive ad hoc e non abbiamo segnali di ripresa vigorosa del Covid. Chiediamo a tutti di fare attenzione. Ai visitatori in particolare, mentre gli operatori già indossano la mascherina quando approcciano i pazienti più fragili».

«Noi al momento siamo abbastanza “puliti” e ci prepariamo alla campagna antinfluenzale - dice Franco Pescatori, direttore della Rsa di Delebio -, poi sappiamo che il Covid circola, ma, per fortuna, non più con quella virulenza dei primi tempi».

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