Chiesa: l’addio pirotecnico al Gufo dei Barchi

Nonostante i funerali si siano svolti nella mattinata di un giorno feriale, una folla ha accompagnato Giorgio Del Zoppo, 55 anni, di Chiesa in Valmalenco, nel suo ultimo viaggio. La chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, ieri, non è riuscita a contenere tutti i presenti, fra cui il sindaco del posto, Renata Petrella, che non sono voluti mancare alle esequie di Del Zoppo, noto per aver gestito per anni il rifugio “ai Barchi”, ma amato soprattutto per il suo carattere bonario e il suo modo di fare scanzonato.

Sempre un po’ sopra le righe, nel senso positivo del termine, una vita «a 100 all’ora», come ha sottolineato l’amico Matteo Pircher che, martedì, ha dato notizia via social della volontà dei parenti del defunto di volerlo salutare prima in chiesa, indubbiamente, come si conviene, poi «a modo suo, come sarebbe piaciuto a lui, con una festa in amicizia al Sasso Nero dei Barchi», dicono Viviana Cirolo e Matteo, la compagna e il figlio di Del Zoppo. Più di 80 amici, dopo il funerale, si sono ritrovati al rifugio Sasso Nero dei Barchi, gestito da tre anni da Nicolò Delben, milanese e amico di Del Zoppo.

«Lo conosco da quando sono piccolo - dice - e salivo ai Barchi con i genitori. É un’istituzione per noi e abbiamo voluto salutarlo con questa festa. Abbiamo preparato un buffet con affettati, sciatt e formaggi, poi, un risotto al Sassella per tutti. C’è stato il discorso di Matteo Pircher, un minuto di silenzio per ricordare l’amico in modo più intimo, personale, quindi, largo alla festa in amicizia con i parenti stretti di Giorgio. É stato bellissimo, con la neve che ha preso a scendere e con tanto di fuochi d’artificio in serata, in suo onore». Certamente Del Zoppo, rimasto vittima di un malore che lo ha colto nel sonno nella notte di lunedì, sarebbe stato orgoglioso di un simile addio, Viviana e Matteo lo sapevano e hanno voluto fargli questo omaggio. Alla sera, alle 19, ancora gli amici più stretti erano al Sasso Nero, radicati. E non è stata solo questa la nota alternativa della giornata, perché, al mattino, in chiesa, ci ha pensato don Renato Corona a tenere un’omelia molto particolare. Intensa e non a senso unico.

Don Renato è entrato, infatti, in relazione con i presenti, in particolare con i congiunti, la mamma Lidia, Viviana e Matteo, dialogando con loro dal pulpito. Incoraggiandoli a reagire, ad avere speranza nella forza che «arriva dal Padre, che è anche Madre - ha detto -, e dal nostro intimo, dalla nostra interiorità. La speranza che un giorno reincontrerete Giorgio, perché per chi ha fede, questa è la verità». Dopo il rito funebre, un lungo corteo ha accompagnato il feretro in cimitero, per la tumulazione, poi, come detto, un’ottantina di persone sono salite in alta quota, verso i Barchi

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