Cronaca / Sondrio e cintura
Venerdì 30 Novembre 2018
Chiesa della Sassella, seducente richiamo di fede e di storia
La ricerca di un team di studiosi si è tradotta nel volume presentato alla Sala dei balli dedicato al tempio che sarebbe stato eretto nel 932.
Il lavoro di una squadra affiatata e, prima di tutto, competente – formata da tre valtellinesi (Angela Dell’Oca, Francesca Bormetti e Augusta Corbellini) e studiosi di fuori provincia (Alessandro Rovetta, Silvia Papetti, Alessandro D’Alfonso, Andrea Straffi, Matteo Facchi, Stefano Bruzzese, Gian Luca Bovenzi, nel volume anche l’intervento di Saverio Xeres) – ha “svelato” il fascino e la storia della chiesa Santa Maria della Sassella nel ponderoso volume di 383 pagine, commissionato dalla Fondazione Credito Valtellinese, presentato in un’affollatissima Sala dei balli martedì sera.
Una chiesa, quella della Sassella, nota o già ampiamente indagata – scorrendo la bibliografia, riferimenti risalgono al Settecento -, ma «un’apparente sovrabbondanza di materiali può confondere o fuorviare – ha esordito la curatrice Dell’Oca (insieme a Rovetta) -. Alcuni testi sono stati utili, ma serviva un passo in più». Da qui il nuovo e «meditato» progetto editoriale, segnato da date importanti: nel 1990 la chiesa è stata inclusa fra i 62 monumenti oggetto di restauro della Legge Valtellina; entro il 2000 un intervento impegnativo ha portato al rifacimento della copertura, ad un nuovo impianto di riscaldamento, al restauro dell’apparato decorativo interno e degli intonaci esterni, mentre lo scavo archeologico ha restituito elementi di grande interesse mettendo in luce i resti di edifici precedenti, almeno tre, rispetto a quello attuale; infine nel 2009 al Mvsa sono state ricoverate le 25 cassette dei frammenti che hanno dato avvio al progetto “Fragmenta picta”.
«Nel 2016, su sollecitazione della Fondazione Creval, cui va il nostro grazie per il sostegno offerto per ricerca, volume e mostra – ha detto Dell’Oca -, ho scritto a Rovetta proponendo la pubblicazione del libro. Serviva innanzitutto una ricerca delle fonti negli archivi, cui ha lavorato Francesca Bormetti, che è stata molta importante per gli studiosi. Per una fortunata coincidenza anche l’archivio privato della famiglia Guicciardi Azzola di Ponte, riordinato da Augusta Corbellini, ha restituito informazioni su questa chiesa. Se avessimo avuto a disposizione ancora dieci anni avremmo potuto recuperare altro, ma ci siamo dati dei limiti. Sono molti gli studiosi coinvolti, il gruppo affiatato che ha reso più agevole e piacevole il lavoro».
Dell’Oca ha voluto ringraziare l’arciprete, don Christian Bricola, per aver messo a disposizione chiesa e archivio e Claudio Del Curto per la «discreta presenza». Quanto alla possibilità che la chiesa (Sassella rimanda a “sass” la rupe, con il diminutivo affettivo “ella”) possa essere chiamata santuario, Dell’Oca ha affermato: «Se con santuario si intende un centro di devozione particolare, luogo custode di reliquie allora non lo è, ma se si considera il carattere luminoso dell’edificio in un luogo sollevato e tutta la sua storia, allora si può sostenere che la chiesa abbia la dignità di santuario. Peraltro nel Settecento avanzato veniva chiamato così». Insomma un luogo denso di spiritualità o, come ha scritto Saverio Xeres, di «seducente richiamo», la cui origine è collocata nel 932 quando venne fatta costruire la chiesa in seguito all’apparizione della Madonna all’arciprete di Sondrio.
«La Valtellina è una valle molto colta – ha detto Alessandro Rovetta - e deve fare di tutto per mantenere questo livello culturale stratificato nella storia. Non solo voglio incoraggiare lo studio sui monumenti, ma anche quello fra diverse competenze, fra mondo universitario sempre più centrale e studi locali. Un grazie va ai committenti che hanno finanziato non “solo” un libro, ma anche la ricerca».
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