Cronaca / Sondrio e cintura
Martedì 24 Luglio 2018
«Cerco pezzotti fatti con stracci»
La singolare richiesta: una bolognese scrive per sapere se c’è chi ha raccolto l’eredità di Angela Toné. «Quando ero piccola la mia famiglia spediva vecchi abiti a Ponte e in cambio riceveva splendidi tappeti».
È una storia che sa d’altri tempi, una storia piena di colori ed emozioni, quella che emerge dalla Val d’Arigna, nel territorio comunale di Ponte in Valtellina. Lì, in particolare d’inverno, erano attivi molti telai nelle case delle famiglie. Fra questi c’erano i telai di Angela Toné, scomparsa nel 2007, che realizzava fantosiosi e allegri pezzotti usando vestiti usati.
Che, tutt’oggi, parrebbero molto richiesti. Curiosa la mail che Paola Galletti di Imola, in provincia di Bologna, ha inviato al sito www.valdarigna.net. «A partire dall’inizio degli anni ‘80 e fino ai primi dei anni ‘90 cadenzialmente partivano da casa nostra a Imola pacchi di vecchi indumenti, privati con metodo di cerniere, bottoni, cuciture grosse; jeans, calze di lana di noi all’epoca bambine, vecchi vestiti da cui ci rincresceva staccarci, interni di paltò, stoffe colorate recuperate a loro volta da coperte imbottite – racconta Galletti -. Il tutto veniva impacchettato da mia zia, mia mamma e dalle loro comari ed inviato mezzo posta alla signora Toné. Di lì a qualche tempo si riceveva, previo pagamento di un vaglia, una quintalata di tappeti, multicolori, a losanghe, a strisce più o meno monocromi secondo le indicazioni che mamma e zia avevano dato».
Una gioia per gli occhi. Infatti Galletti aggiunge: «Ci si divertiva pure a fare la caccia al tesoro cercando “la mia felpa...il mio vestito a pois....le calze color ramarro”. La signora Angela rispondeva con la sua scrittura infantile da persona anziana invitandoci a farle pubblicità ed a reinviarle quando volevamo materiale per i pezzotti. Una volta le scrissi pure di utilizzare la lana cotta del cappotto da daziere di mio nonno per un centro tappeto e, qualora non le fosse stato possibile, di rimandarmela. Mi esaudì pure quella volta. D’estate riusciva a lavorare i tappeti anche grandi, d’inverno ci dovevamo accontentare di pezzature minori. I telai grandi li usava solo col caldo, fuori, diceva».
Negli anni poi si sono perse le tracce. Galletti ha navigato su internet alla ricerca di pezzotti valtellinesi, «ma vedo che le attuali proposte sono più raffinate, diciamo così, e non ho trovato chi mi possa fare lo stesso tipo di lavoro, con i miei scampoli secondo la regola che non si butta via niente». Galletti ha dunque contattato il sito della Val d’Arigna in cerca di aiuto, per trovare chi porti avanti ancora quella tradizione.
Purtroppo quella bella esperienza del passato resta solo un ricordo. Toné è andata avanti a tessere per anni, ma poi dieci anni fa è scomparsa ed anche questa tradizione è sparita. Parliamo, per la precisione, dei pezzotti fatti con stracci e vestiti smessi, perché – naturalmente – i pezzotti realizzati con strisce di materiale e tessuto “nuovo” prosegue ancora con qualche produttore. «Mia mamma ha sempre e solo lavorato con gli stracci – ricorda la figlia Wanda Tuia -. Diceva che avrebbe voluto morire con il suo telaio davanti. E non è andata tanto diversamente. Fino a due o tre anni prima di morire, ha proseguito a tessere con gioia. Era la sua passione».
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