Caldo e secco: i funghi non nascono.
«Finora poco o nulla, deve piovere»

L’esperto Aldo Cottica, dell’associazione micologica Anzi: «Pochi i finferli e rari i porcini». «Fondamentale è l’umidità del terreno, ma quest’anno ci sono condizioni straordinarie»

Il caldo intenso e la carenza di piogge hanno condizionato anche l’avvio della stagione estiva per i funghi in provincia. Lo sanno bene i soci dell’Associazione micologica retica “Martino Anzi” di Sondrio, da tempo in trepidante attesa: finora, del resto, i boschi non sono riusciti a soddisfare più di tanto le aspettative dei cercatori di funghi.

«I funghi – ci spiega Aldo Cottica, vicepresidente del gruppo – hanno bisogno, come tutti gli organismi viventi, di acqua, di cui sono composti per il 90%». Sostanza indispensabile, dunque, «sottoforma di pioggia o di umidità, che svolge il ruolo più importante per la crescita e lo sviluppo dei funghi».

Si capisce, insomma, il perché a prolungati periodi siccitosi – proprio come sono state le scorse settimane – corrispondano pure tempi di magra, se così possono essere definiti, nei boschi: senz’acqua, infatti, «non si attiva il micelio a produrre il fungo vero e proprio», chiosa Cottica.

Più in generale, «si può dire che è il clima a condizionarne la nascita. E va monitorata soprattutto la temperatura del terreno, più che quella dell’aria». Se, quindi, «la terra è bagnata e non tira vento, i funghi non soffrono neppure a temperature elevate. È noto, del resto, che il vento disidrata il terreno e contrasta, dunque, l’attività del micelio».

Fatte queste premesse, «si comprende il motivo per il quale, almeno finora, la nascita dei funghi in provincia è stata pressoché assente: è una delle conseguenze delle eccezionali condizioni climatiche durante gli ultimi due mesi e mezzo». Lo sviluppo dei miceti, difatti, ne ha pagato lo scotto.

«Temperature elevatissime accompagnate da prolungata siccità si sono fatte eccome sentire», aggiunge il vicepresidente del sodalizio nato a Sondrio nel 1991. «Qualche breve temporale non è stato sufficiente a modificare il clima». Ecco perché, fino a questo momento, «sono state raccolte scarse quantità di finferli (cantharellus cibarius) e rari porcini, in particolare boletus edulis».

Chissà se l’acqua dello scorso weekend potrà fare, ora, la differenza. «Si potranno trovare i primi funghi dopo una buona pioggia – aggiunge, a tal proposito, Cottica – regolare e costante per 1-2 giorni, in condizioni di umidità stabili e in assenza di ventilazioni prolungate». Per un bel raccolto bisognerà attendere «all’incirca una settimana: si troveranno porcini, gallette e russule di vario genere».

A prescindere dalle condizioni climatiche, nei boschi la parola d’ordine resta una sola: cautela. Vuol dire che «dotarsi di una buona attrezzatura è indispensabile: si deve camminare su terreni sconnessi e, quindi, serve sempre una buona aderenza. In più le condizioni meteo possono mutare e ci si può trovare all’improvviso sotto un bell’acquazzone», come si legge in un opuscolo dell’Associazione.

Ancora, è fondamentale «raccogliere solo funghi sulla cui commestibilità non si ha dubbio alcuno», evitando di prendere miceti troppo sviluppati o eccessivamente maturi, ammuffiti e rammolliti: pur essendo di specie del tutto innocue, potrebbero risultare tossici.

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