Caccia al piromane in azione nei boschi di Valfurva

Ad accrescere il forte sospetto che si sia trattato di fiamme appiccate volontariamente è il fatto che gli operatori intervenuti per spegnerle, hanno ritrovato in zona tre distinti focolai. Al lavoro vigili del fuoco e carabinieri

Valfurva

Un piromane è in azione nei boschi dell’Alta Valle e la caccia per prenderlo prosegue serrata. I Vigili del fuoco del distaccamento di Valdisotto, attorno alle 4 della notte fra sabato e domenica, hanno dovuto intervenire lungo la strada statale 300 del passo alpino del Gavia (collegamento stradale importante fra Valtellina e provincia di Brescia) a Uzza, frazione del territorio comunale di Valfurva.

L’incendio nel bosco - che secondo i primi accertamenti degli esperti dei pompieri sarebbe di chiara origine dolosa - si è sviluppato in un’area montana sul confine con il Parco nazionale dello Stelvio, non distante dal territorio comunale di Bormio.

Ad accrescere il forte sospetto che si sia trattato di fiamme appiccate volontariamente è il fatto che gli operatori intervenuti per spegnerle, hanno ritrovato in zona tre distinti focolai.

A essere colpita, in particolare, è stata una superficie che presentava parecchie sterpaglie, ma se l’allarme non fosse stato dato con tempestività alla caserma di Valdisotto, da un automobilista di passaggio, per un pronto intervento delle squadre con le autobotti, il fuoco avrebbe potuto in breve tempo propagarsi al bosco vero e proprio causando sicuramente danni più ingenti di quelli che, invece, è riuscito a fare. L’opera di spegnimento si è protratta per un paio di ore.

Soltanto pochi giorni fa un altro rogo, sempre nelle ore serali, aveva richiesto le uscite degli uomini del comandante provinciale, ingegner Alessandro Granata, in servizio in territorio di Bormio per altri due incendi di piccole dimensioni. E, sempre la notte passata, altre fiamme si sono sviluppate fra Valdidentro, Valdisotto e Bormio.

Sono stati subito allertati, nel cuore della notte, i Carabinieri Forestali e per il caso di Uzza il presunto piromane è riuscito a sfuggire all’arresto in flagranza davvero per un soffio. Nelle ultime settimane, in prevalenza in Alta Valle, dopo gli episodi incendiari degli scorsi mesi a Teglio e Castello dell’Acqua, poi sfociati con la cattura dell’autore, si sono registrati una ventina di roghi di matrice fortemente sospetta per quanto concerne la volontarietà del gesto. Si è optato di non divulgare la notizia agli organi di informazione, nella speranza - risultata purtroppo vana - che il responsabile smettesse di agire. Ma ciò non è avvenuto. Ha continuato, infatti, ad appiccare gli inneschi e procede, nel contempo, l’azione delle forze dell’ordine per cercare di bloccarlo in flagranza di reato, anche attraverso i servizi preventivi organizzati attraverso l’impiego di pattuglie con auto “civetta”, ossia non con i distintivi bianco e verde di appartenenza al Corpo dei Carabinieri Forestali o di altre forze di polizia. Per non dare nell’occhio e cogliere di sorpresa, possibilmente, il malintenzionato.

E, l’altra notte, quando all’alba mancavano ancora alcune ore, gli investigatori sono convinti che l’individuo che hanno notato allontanarsi, in tutta fretta, da un’area poco distante da quella del borgo di Uzza colpita, era proprio il ricercato. In queste ore si stanno passando al setaccio le immagini dei sistemi di videosorveglianza per cercare di capire se nei filmati ci siano tracce utili all’identificazione del piromane che, se individuato, rischia una pesante condanna al processo.

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